Marisa Laurito: “La mia Rai, bella e rivoluzionaria”

Marisa Laurito

Foto © Carlo Bellincampi

I motivetti, lo spettacolo, i jingles storici, quiz a premi e luci del varietà. Con un occhio di riguardo su tutto questo, vista la rilevanza sociale avuta dal mezzo che li ha trasmessi. E che, in parte, continua a trasmetterli. La televisione non è stata solo una rivoluzione tecnologica ma un catalizzatore di convivialità familiare. Specie agli albori, quando il numero di canali era limitato e la trasmissione delle immagini via schermo considerata quasi una magia. Poi la svolta del colore, l’allargamento di schermi e orizzonti, l’impiego di professionalità sempre più calate nei panni, fin lì mai provati, della star televisiva. Prima dell’avvento della rete e dello streaming, quando a misurare la qualità di un prodotto era il gradimento, piuttosto che lo share. Marisa Laurito, attrice e conduttrice, racconta a Interris.it la sua televisione. Quella che, consapevolmente, aveva iniziato una rivoluzione di costume. Con la Rai, oggi settantenne, a fare ed essere scuola.

Foto © Carlo Bellincampi

Marisa Laurito è stata protagonista, e ora testimone, dell’epoca d’oro della televisione. Qual è il suo ricordo di quegli anni?
“Io ho vissuto in una Rai che insegnava sia l’italiano sia ad aprire gli occhi su un mondo di bellezza e di conoscenza. Poi sono diventata un’attrice, ho partecipato a uno dei più programmi più cool, ‘Quelli della notte’, e ho proseguito con altri programmi bellissimi che mi hanno dato modo di fare televisione in uno dei periodi più belli della Rai. Si salutava l’epoca in cui la tv era, per così dire, ‘impacchettata’, anche se indimenticabile. Non dimenticherò mai ‘Studio Uno’ e quei programmi in cui si faceva televisione con ‘Signore e signori, buonasera’. Si andava nella direzione di trasmissioni alternative ma che avevano all’interno grande creatività, progettualità moderna ma anche ironia, intelligenza e qualità. Abbiamo fatto ‘Marisa la nuit’, trasmissione di punta che ebbe un grande successo e che costava veramente due lire…”.

Verso il nuovo Millennio, però, arriva un nuovo cambiamento…
“Alla fine degli anni Novanta, con l’arrivo delle tv private e degli sponsor, che hanno portato a puntare più sull’economia che non sulla qualità. Infatti, quando noi facevamo televisione c’era un ufficio dedicato al graadimento dei programmi. Subito dopo, invece, sono arrivati gli ascolti. E sicuramente la televisione è andata sempre più a scadere, cambiando oggi tantissimo”.

Un’evoluzione che ha privato la televisione della sua veste di mezzo di convivialità familiare?
“Con l’arrivo di tante piattaforme, la scelta per il pubblico è molto più ampia. I giovani guardano difficilmente la tv, perché fanno quasi tutto attraverso il telefonino. Ho quindi assistito a questo cambiamento radicale del mezzo televisivo. La prima volta che ho visto la televisione avevo 7 anni. E ricordo che andavamo a vederla da una signora del palazzo. Ed era molto divertente perché la sera la copriva con una specie di tendaggio. Mia madre le chiedeva se agisse così per paura della polvere. La signora, invece, rispondeva: ‘No, la copro perché non sia mai ci guardano durante la notte'”.

Pezzi di vita difficilmente replicabili oggi…
“Sicuramente oggi c’è un cambiamento epocale. Personalmente guardo molto poco l’intrattenimento perché c’è molto poco di mio gradimento. Guardo molto, della Rai, gli intrattenimenti culturali e le trasmissioni documentarie. Poi, anch’io utilizzo molto le piattaforme per la visione di film”.

Lei ha condotto “Fantastico”, il cardine del varietà italiano. Un tipo di intrattenimento che, da prodotto di punta, è di fatto scomparso dagli schermi, almeno in quei termini…
“Quel tipo di varietà non c’è più. Quei soldi che si spendevano per l’intrattenimento del sabato sera, ed erano veramente tantissimi, non si spendono più. Si faceva spettacolo con attori, conduttori, ballerini, cantanti che sapevano fare spettacolo. Persone che avevano studiato, imparato e fatto la gavetta. Adesso si tende a fare spettacolo con il carattere delle persone, cosa che a me, personalmente, non interessa assolutamente. Lo trovo molto scadente, anche perché le persone, molto spesso, non hanno cose interessanti o intelligenti da dire. Se facessero un reality con personaggi di cultura, forse, sarebbe più interessante”.

La tv, per decenni, è stata simbolo di aggregazione familiare. Ora, in casa, si conta quasi una tv per stanza… C’è il rischio di creare l’effetto opposto?
“Sicuramente. Ognuno sceglie il programma che vuole. E per quello che riguarda i ragazzi, si apre un baratro. I giovani usano il telefonino a mo’ di televisione. C’è un’esigenza totalmente diversa e un uso della tv completamente diverso da quello che era quando è nata. Mi ricordo che a casa avevamo la radio e, dopo cena, ci mettevamo tutti quanti ad ascoltarla e a commentare. Quando è arrivata la tv lo stesso, ci si metteva davanti alla tv assieme a tanti altri, si guardava insieme, anche perché non c’erano molti canali. Le prime commedie di Eduardo De Filippo le ho viste nascoste dietro una tenda, perché a me era vietato”.

Finché non ha cambiato punto di vista, iniziando a lavorare con Eduardo e a vederne le commedie “dall’altro lato” dello schermo…
“Sì, sono entrata nella compagnia e ‘spiavo’ Eduardo attraverso il sipario, perché volevo vederlo tutte le sere recitare ma non era permesso agli attori di stare in scena tutto il tempo”.

Damiano Mattana: