Primo impegno internazionale per Giorgia Meloni. La neo-premier ha incontrato il presidente francese, Emmanuel Macron, durante la visita di questi a Roma, per presenziare all’evento “Il grido della Pace” di Sant’Egidio, a Trastevere. Fonti dell’Eliseo hanno fatto sapere che, al termine dell’appuntamento, era in programma un breve colloquio con la presidente del Consiglio. Si tratta del primo leader europeo, e internazionale in generale, a incontrare Meloni dopo il suo giuramento come premier. Un faccia a faccia che servirà a entrambi per sondare il terreno in vista di un impegno comune per la stabilità dell’Occidente, soprattutto in relazione alla guerra in corso in Ucraina. Per il presidente francese è in programma anche un incontro con Papa Francesco.
Il primo incontro
Inizialmente, dall’Eliseo non era stato annunciato un incontro fra i due leader. Il dietrofront è arrivato nelle scorse ore, con la comunicazione di un mini-vertice in un luogo non precisato né dallo staff della presidenza francese né da Palazzo Chigi. Macron, da parte sua, non ha fatto mancare il suo augurio per il lavoro di Giorgia Meloni come leader del Governo italiano. Al contempo, diversi esponenti della maggioranza avevano immediatamente sottolineato la distanza fra la leadership francese e il nuovo corso italiano. Nel suo intervento a Sant’Egidio, in merito al dossier Ucraina, Macron ha ribadito l’intenzione che “sia il popolo ucraino a scegliere ad un certo punto, la pace, a scegliere il momento e i termini della pace”.
Macron a Sant’Egidio
Un tema che, probabilmente, sarà fra quelli centrali del primo colloquio con Giorgia Meloni. Macron ha tenuto a ricordare che “c’è una prospettiva di pace: esiste, esisterà la pace ad un certo punto, il momento verrà in funzione dell’evoluzione delle cose e quando il popolo ucraino e i suoi dirigenti lo avranno scelto secondo i termini che avranno deciso. La pace si costruirà con l’altro che oggi è un nemico, intorno ad un tavolo. E la comunità internazionale sarà lì”. Al momento, però, “c’è un popolo aggredito, un popolo attaccato. E dall’altra parte ci sono dei dirigenti che hanno deciso di attaccare, assaltare invadere e umiliare”. L’invito è a non “accettare un ordine internazionale dove vige la legge del più forte che diverrebbe la legge di tutti e dove il dominio e lo stato di fatto potrebbero sostituire i nostri diritti. Questo non lo condivido”.