Lorenzo Totti, detto “Enzo”. O, simpaticamente, lo “sceriffo”. Epiteto condiviso con un mostro sacro come Francesco Moser, con cui suo figlio, anche lui Francesco, amava chiamarlo. A 76 anni, il papà dello storico capitano romanista è venuto a mancare all’Ospedale romano “Lazzaro Spallanzani”. Enzo era ricoverato da qualche giorno, dopo aver contratto il coronavirus. La sua morte ha segnato profondamente l’ambiente giallorosso che, a lui, deve la crescita nei valori dello sport di colui che della Roma è diventato un simbolo. Primo sostenitore di suo figlio, suo maestro e tifoso, ma anche “bastonatore”, come lo definì Francesco: “Papà non mi ha mai fatto i complimenti, anzi mi ha sempre bastonato. Quando facevo due gol mi diceva che dovevo farne quattro. Fino all’ultimo giorno non mi ha mai detto niente. E forse è stata questa la mia fortuna“.
“Lo sceriffo” è sempre rimasto dietro le quinte. Uomo discreto, non amante della ribalta, ha fornito apporto incessante a Francesco durante tutta la sua carriera, tanto che lo stesso ex capitano, per la festa del papà, dedicò a lui un toccante post: “Tutto quello che mi hai insegnato, lo sto trasmettendo ai miei figli. I tuoi nipoti”.