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L’Unesco nega la sovranità di Israele su Gerusalemme, Tel Aviv: “Una vergogna”

A larga maggioranza l’Unesco ha adottato la controversa risoluzione che nega la sovranità di Israele su una parte di Gerusalemme. Il testo è approvato da 22 Paesi. Dieci i contrari (tra cui l’Italia) e 23 gli astenuti.

Favorevoli e contrari

Tra i 22 Stati che si sono pronunciati a favore della mozione ci sono anche Russia e Cina. Tra i dieci che si sono opposti, oltre all’Italia, anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Grecia, Ucraina, Togo, Lituania, Paesi Bassi e Germania. Ventitré gli astenuti, tra cui Francia, Spagna e India. La risoluzione critica severamente il governo di Tel Avic per i suoi progetti di insediamento nella Città Vecchia di Gerusalemme e nei pressi dei luoghi sacri di Hebron. Chiede inoltre la fine del blocco israeliano su Gaza senza evocare gli attacchi sferrati da Hamas contro lo Stato ebraico.

Tel Aviv furiosa

Immediata è arrivata la reazione rabbiosa di Israele. L’ambasciatore Danny Danon (accreditato all’Onu) ha parlato di “decisione vergognosa“. Secondo il diplomatico “il tentativo di negare il legame tra Israele e Gerusalemme non cambia il fatto che Gerusalemme è la capitale eterna del popolo ebraico”. Prima del voto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva duramente criticato il progetto di risoluzione. “Non c’è altro popolo al mondo per il quale Gerusalemme sia così importante e sacra come per gli ebrei, anche se una riunione in programma oggi all’Unesco cercherà di negare questa verità storica. Denunciamo l’Unesco e ribadiamo quella che è la verità: attraverso la storia ebraica Gerusalemme è stata il cuore della nazione“.

Italia contraria

Poco prima del voto il ministro italiano degli Esteri, Angelino Alfano, ha avuto una conversazione telefonica con Netanyahu. “Avevo annunciato al primo ministro la nostra decisione di votare contro la risoluzione Unesco, altamente politicizzata, su Gerusalemme e avevo anche espresso l’auspicio che altri Paesi Ue andassero verso la stessa direzione – ha raccontato il titolare della Farnesina -. Ho detto a Netanyahu che la decisione è stata presa anche alla luce delle eccellenti relazioni bilaterali tra Italia e Israele. Netanyahuha ringraziato l’Italia per questa scelta che rappresenta un esempio per gli altri Paesi, congratulandosi per il ruolo guida che l’Italia ha così interpretato”. Prima della deliberazione, nel corso di un’intervista al GrRai, Alfano aveva spiegato la decisione italiana come una “manifestazione di coerenza con quanto sostenuto l’anno scorso. Nonostante il testo di quest’anno, rispetto a quello dell’anno scorso, sia migliorato, anche grazie all’azione diplomatica italiana e a una maggiore flessibilità dei giordano-palestinesi, resta comunque un testo altamente politicizzato. Mentre per noi l’Unesco deve occuparsi di istruzione e di cultura“.

Il testo

Riportiamo di seguito alcuni passaggi del testo votato dall’organismo Onu. Il documento – presentato da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan – evidenzia “l’importanza della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue mura per le tre religioni monoteiste”. Ricorda che “ogni misura o azione” assunta “da Israele, la Potenza occupante, che voglia modificare il carattere e lo status di Città Santa di Gerusalemme, in particolare, la ‘legge fondamentale’ su Gerusalemme è nulla” e “va dunque invalidata senza ritardi“. Deplora “che le autorità occupanti israeliane non abbiano posto fine agli scavi, i tunnel, i lavori e i progetti condotti di continuo a Gerusalemme-Est, in particolare, all’interno e nei dintorni della Città Vecchia, che sono illegali rispetto al diritto internazionale”. Chiede a Israele di “vietare” ogni attività contraria alle disposizioni dell’Unesco. Deplora il “rifiuto di Israele di ottemperare alla richiesta rivolta alla Direttrice generale (dell’Unesco, ndr) riguardante la nomina di un rappresentante permanente inviato a Gerusalemme-Est per redigere un resoconto periodico“. “Deplora inoltre la continua chiusura della Striscia di Gaza” che impedisce la “libera circolazione” del personale e degli aiuti umanitari, come anche degli studenti, e “prega Israele di allentare immediatamente la morsa”. Ribadisce, tra l’altro, che i siti di Al-Khalil/Hébron e Betlemme “sono parte integrante del territorio palestinese occupato”. Deplora “la continuazione degli scavi, lavori, e costruzione di strade private per i coloni e di un muro nella Città Vecchia di Al-Khalil/Hébron”, nonché “l’impatto visivo del muro sul sito della Moschea Bilal Bin Rabah/Tomba di Rachele a Betlemme”.

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