Ventisei anni e, da ieri, la prospettiva di altri cinque di mandato. E con l’80,23% di voti, secondo i dati forniti dalla Commissione elettorale centrale. Questo il quadro generale che ha spinto la popolazione della Bielorussia a scendere in piazza, a scatenare l’ondata di protesta contro l’ennesima riconferma a mani basse del presidente in carica Alexander Lukashenko. A contestare i risultati elettorali è l’opposizione, i cui candidati (quattro in tutto) hanno ottenuto ciascuno meno del 2%. Risultato leggermente superiore solo per Svetlana Tikhanovskaya, che chiude sul 9,90%. Insufficienti, comunque, anche solo per insidiare la conferma di Lukashenko alla leadership del Paese.
Bielorussia, l’Ue chiede chiarezza
Stavolta, però, la contestazione delle opposizioni ha incontrato l’esasperazione popolare. E, del resto, i sospetti sulla regolarità delle elezioni sono stati avanzati da più parti, inclusa l’Unione europea. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha infatti richiesto un conteggio esatto dei voti espressi, condannando inoltre la violenta repressione delle proteste. Nel frattempo, la Germania ha fatto sapere di nutrire “seri dubbi sulla condotta e sul carattere democratico” del voto, mentre la Polonia ha chiesto la convocazione di un vertice straordinario dell’Unione europea. “Le autorità – ha detto il premier Mateusz Morawiecki – hanno usato la forza contro i loro cittadini che chiedevano un cambiamento nel paese, dobbiamo sostenere il popolo bielorusso nella sua ricerca della libertà”.
Passaggio di poteri
Almeno 3 mila gli arresti effettuati fra i manifestanti. Secondo le ong ci sarebbe stato anche un decesso fra i cittadini, smentito però dal Ministero dell’Interno della Bielorussia. Tensione altissima per le strade del Paese, dove la Polizia ha duramente represso l’ondata della manifestazioni scatenata dal voto. La candidata Tikhanovskaya, non riconoscendo l’esito delle elezioni, ha chiesto che “il potere passi pacificamente all’opposizione”. Un processo che non sarà facile, anche se la richiesta di chiarimenti da parte dei Paesi europei potrebbe portare a qualche sviluppo. Per ora, alla guida di Minsk resta il leader della Belaja Rus’, come ormai dal 1994, anno della prima vittoria politica.