La notizia non è tanto la riconferma a mani basse alla guida del Veneto, quanto il boom della sua lista. Ormai non è più questione di proiezioni: Luca Zaia si tiene il Veneto con un margine abissale di vantaggio, con il suo principale rivale, Arturo Lorenzoni, che sprofonda a distanza siderale. Un risultato che da un lato conferma la fiducia dei cittadini veneti al proprio governatore e, dall’altra, porta Zaia a legittimare il suo operato non tanto degli ultimi anni, quanto degli ultimi mesi. Qualora se ne faccia una questione di numeri, la partita di fatto non c’è stata: il governatore uscente veleggia ancora sul 76%, contro appena il 16% del suo principale avversario. Mentre la sua lista naviga addirittura al 47,3%, staccando di gran lunga la Lega (ferma attorno al 15%) e il Pd (che resta sul 13,6%).
Zaia, prestigio crescente
Assieme ai consensi della sua lista, a crescere è anche e soprattutto la popolarità del riconfermato governatore. Indicata dai sondaggi, ribadita dai test pre-elettorali e confermata dai risultati delle urne, che non hanno mai messo in discussione la sua permanenza a Palazzo Balbi. Una riconferma che quasi fa meno audience rispetto al margine conquistato dalla lista Zaia Presidente. Un po’ perché a inseguire, a distanza di riguardo, è proprio la Lega di Matteo Salvini, e poi anche per il prestigio che cresce di colui che, in qualche modo, del leader del Carroccio è considerato il possibile sfidante. In questo senso, il risultato del Veneto sembra fornire più indicazioni sul fronte interno leghista che sulla gestione della Regione in sé.
Tre volte a Palazzo Balbi
Anche per questo, probabilmente, sia Salvini che Zaia hanno da subito buttato acqua sul fuoco: “Nessuna competizione, sono orgoglioso”, ha detto il segretario della Lega. Mentre il governatore spiega che “con Salvini ci siamo messaggiati, si è congratulato. Per me non cambia nulla, non ho ambizioni nazionali, amministrerò 5 anni”. Del resto anche a Venezia, dove si giocava la partita delle comunali, il successo è targato centrodestra. Posto il fronte comune, per Zaia resta comunque il gran risultato ottenuto, summa di un percorso politico che proseguirà tentando di coprire un nuovo lustro. All’epoca della prima elezione, nel 2010, si guadagnò il 60% dei consensi, rilevando il pluridecennale predecessore, Giancarlo Galan, al quale lascerà il suo dicastero delle Politiche agricole. Meno fortunate ma positive le Regionali del 2015, che valsero comunque la riconferma a Palazzo Balbi. E altri cinque anni in cui, in modo inaspettato, ci si sarebbe trovati di fronte alla prova del nove della pandemia. Affrontata con all’interno la prima zona rossa d’Italia.