L’Avana si risveglia senza il Lìder maximo, Fidel Castro. Apparentemente, sembra un fine settimana come tutti gli altri: all’Avana splende il sole, la temperatura è gradevole. Come capita spesso, in tanti fin dal mattino presto si avvicinano al Malecon, il lungomare che i cubani affollano per stare in compagnia, chiacchierare, guardare l’oceano. Ma un sentimento di malinconia aleggia nell’aria. Dopo quasi 60 anni, oggi Cuba si sveglia senza Fidel. Non tutti hanno voglia di rilasciare dichiarazioni, e c’è chi, tra nostalgia e silenzi, fila dritto senza fermarsi. “Devo dire la verità? Sono triste, quando anni fa si ammalò mi successe lo stesso, ma in quel momento lui c’era – afferma una signora di 73 anni del luogo -. Ricordo benissimo la prima volta che l’ho visto da giovane qui all’Avana“.
Nel giro di ventiquattro ore, il panorama della città è cambiato. Fin dal primo mattino, infatti, erano evidenti i preparativi per allestire l’omaggio, in programma lunedì e martedì, a Fidel nella Plaza della Revolucion, da parte degli “habaneros”. Le autorità hanno invitato i cubani a recarsi in quei due giorni in quella stessa piazza per firmare un impegno con le idee difese dal Lìder maximo. Nelle altre zone della Capitale, la vita scorre come al solito: al Cerro e Santos Suarez (due quartieri molto popolosi nella zona est della capitale cubana), il traffico era di fatto quello normale del fine settimana. Qui e là qualcuno parlava di Castro, così come nella zona vicino al grande Estadio Latinoamericano, dove qualche mese fa hanno suonato i Rolling Stones.
“Ricordo di aver visto in campo Fidel più di una volta, ogni tanto giocava come ‘lanzador‘ in una squadra di baseball chiamata ‘Los Barbudos'”, racconta un pensionato di 83 anni. Da qualche giorno si trova in città Placido Domingo, che doveva andare in scena proprio oggi sul palco del teatro “Alicia Alonso”. Il tenore non andrà in scena, il concerto dello spagnolo è stato cancellato. C’è il lutto nazionale e le bandiere sono a mezz’asta: è morto il Comandante della Rivoluzione, dopotutto.
Forte di un inossidabile carisma e affascinante capacità oratoria, Fidel è stato per decenni il “nemico principale” degli Usa. Mentre Castro accresceva la sua dipendenza dall’Urss, infatti, appoggiava i movimenti marxisti e le guerriglie in America Latina ed in Africa, diventando tra i leader del movimento dei Paesi non Allineati. Dal matrimonio con Dalia Soto del Valle nascono cinque figli: Alexis, Alexander, Alejandro, Antonio e Angel. Il Comandante Castro, con una vita privata nella quale realtà e mito s’intrecciano, è sopravvissuto a dieci Presidenti americani e, come lui stesso ha più volte ricordato, a ben 600 attentati. Perfino nel crepuscolo del suo mandato, Fidel e il sistema politico cubano sono riusciti resistere alla disintegrazione socialista e al crollo dell’Urss, nel ’91.
Sentimenti di dolore per la scomparsa di Fidel Castro, li esprime Papa Francesco in un telegramma di cordoglio al fratello, il Presidente Raul Castro, ai familiari tutti e al popolo di quella che definisce “amata nazione”. Il Pontefice, nell’apprendere la “triste notizia”, prega per il riposo eterno dell’ex Presidente del Consiglio di Stato e del governo della Repubblica di Cuba e affida i cubani all’intercessione della patrona del Paese, Nostra Signora della Carità del Cobre. Tre i Papi che lo hanno incontrato, l’ultimo, Francesco, nel suo viaggio il 20 settembre del 2015 quando, nella residenza a L’Avana, Fidel Castro gli donò una copia del libro “Fidel e la religione“, di Frei Betto.