La Via Crucis del silenzio, in una Piazza riempita dai cuori dell’umanità

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Sceglie di non aggiungere ulteriori parole Papa Francesco, al termine di una Via Crucis che ha attraversato il vuoto di Piazza San Pietro fino al Sagrato della Basilica.

Un momento carico di significati, non solo per la profondità delle meditazioni, affidate dal Santo Padre alla Cappellania della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova. Le fiaccole che hanno illuminato il buio della Piazza hanno contribuito ad aumentarne il senso di abbraccio universale, come accaduto in occasione della benedizione Urbi et orbi, guidando un percorso che, dal grande obelisco, ha raggiunto il Crocifisso di San Marcello, rivolto verso il Santo Padre.

Le meditazioni

Sono momenti di intensità profonda le quattordici meditazioni, scandite dai pensieri di chi vive la realtà carceraria in modi differenti. Dal di dentro, come i detenuti, o di riflesso, come le loro famiglie, i magistrati e gli educatori. Cuori animati dal solo desiderio di offrire uno spaccato di quella realtà attraverso una riflessione sulle pene vissute da Gesù, una Croce che l’umanità intera, che idealmente riempie quella Piazza con i propri cuori, sente oggi su di sé, fronteggiando un’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio tantissimi Paesi.

La Croce avanza, fra le fiammelle che delimitano il percorso e la luce che, man mano, inizia a illuminare il Crocifisso miracoloso. Papa Francesco recita le sue preghiere, a ogni stazione prima di ricevere egli stesso il simbolo della sofferenza di Cristo. In quel momento, il Santo Padre sembra farsi carico del fardello portato da ciascuno di noi, conducendo la Croce verso l’ultima stazione, la sepoltura di Gesù.

Il silenzio

Una scelta finale, quella di non pronunciare discorsi, che rompe una consuetudine ma che, di rimando, assume su di sé tutta l’intensità di questa Via Crucis scandita dal silenzio. Nei momenti di riflessione, solo l’eco, flebile e lontana, della città dormiente, l’acqua delle fontane, il passaggio di un alito di vento. Solo le parole necessaire. Il resto sono preghiere, del cuore e dell’anima, nella consapevolezza che in quel silenzio c’è sofferenza, sì, ma anche speranza. Quella della Resurrezione.

Damiano Mattana: