Le vittime di quel famigerato 11 settembre 2001 non si fermano al drammatico numero di 2.782 (2.763 persone: 2.165 dentro i grattacieli, 441 tra poliziotti e pompieri, 157 a bordo degli aerei. Poi c’è il numero degli attentatori-kamikaze: 19, divisi su quattro aerei). A distanza di 14 anni bisogna purtroppo aggiungerne almeno altre 1.140, uccise da inspiegabili tumori “di massa”.
Non c’è dunque solo la storia di Marcy Borders, la “Dust Lady” diventata simbolo dell’11 settembre, morta a 42 anni per un tumore allo stomaco. In tanti, troppi, che lavoravano, vivevano o studiavano vicino alle Torri Gemelle sono stati colpiti dal cancro.
La malattia si sarebbe sviluppata con l’esposizione alle tossine sollevate dal crollo delle Torri, anche se – pur non escludendolo – secondo le autorità non ci sono ancora abbastanza prove scientifiche per poter sostenere con certezza il legame diretto fra la malattia e le polveri.
Il tema – come detto – è tornato alla ribalta con la morte di ‘Dust lady’: Marcy Borders è divenuta il simbolo dell’11 settembre grazie a uno scatto che la ritraeva ricoperta di polvere ed è morta per cancro allo stomaco. Borders si è sempre detta convinta che la malattia si è sviluppata in seguito all’attacco alle Torri Gemelle e alle polveri respirate. A lei è stato diagnosticato di tumore allo stomaco a 42 anni. Una malattia che sarebbe stata innescata proprio dalle conseguenze di quella tragedia, che le ha riempito il corpo di tossine, come scrivono vari media Usa, fra cui il New York Post.
Marcy, di Bayonne, New Jersey, l’11/9 lavorava da appena un mese alla Bank of America. Quando la torre in cui lavorava fu colpita da uno dei due aerei dirottati dai terroristi, lei disobbedì al suo capoufficio e scappò dall’edificio. E così si salvò la vita.
A Ground Zero in questi giorni si preparano all’ennesima giornata del silenzio, tra due settimane, che sarà interrotta solo dal suono della campana che ricorda le vittime. Ma quei rintocchi, alla luce di ciò che sta accadendo, sembreranno sempre troppo pochi.