“Schiacciare l’Isis in ogni angolo” è la parola d’ordine della coalizione che da oltre un anno sta combattendo il Califfato in Medio Oriente e Nord Africa. Un concetto che il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha ribadito durante il vertice alla Farnesina con i rappresentanti di alcuni Paesi impegnati nella campagna anti jihad. Un’occasione per ricordare che la guerra contro la nuova frontiera della terrore non sarà rapida ma “lunga, più di quella di uno Stato contro l’altro. Pur essendo simile a quello contro al Qaeda questo conflitto è un impegno più lungo e duraturo ma fondamentale se vogliamo soffocare Daesh e mettere a nudo le loro bugie. L’Isis, ha ricordato Kerry, “è un insieme di criminali, assassini, ladri. Queste persone non hanno nessun piano tranne quello di portare la guerra contro persone innocenti. Il Daesh non ha nessun’idea di come costruire il futuro. Vuole portare indietro le lancette dell’orologio”.
E tuttavia per sconfiggerli Washington per il momento non pensa a un’invasione via terra come avvenne per l’Afghanistan e l’Iraq. “Obama non vuole un’invasione su larga scala in Siria – ha chiarito il segretario di Stato americano – a meno che di armi di distruzioni di massa o di eventi particolari”. Una decisione che “al momento” vale anche per la Libia, nuova roccaforte di Al Baghdadi. “Obama ha detto con chiarezza sin dall’inizio che non voleva mettere forze di terra in Libia, né in Iraq o Siria”, perché “crede fortemente” che si possa agire con una “strategia appropriata” senza che questo sia necessario. Di certo “non eliminerebbe l’opzione se fosse necessario cambiare strategia ma non è in questo momento nel suo orizzonte”.
Ai Paesi della coalizione gli Stati Uniti chiedono “nuovi contributi in base a quello che ciascuno può fare, dai raid alla logistica di intelligence. Mi aspetto che quando ci incontreremo a Monaco per la conferenza sulla sicurezza ogni paese avrà chiaro che tipo di contributo potrà dare” ha aggiunto Kerry che si è complimentato con l’Italia, definita “grandiosa”, il cui impegno “nella coalizione è uno dei più grandi in termini di persone, di contributi finanziari e militari in Iraq e, in particolare, per il suo ruolo di leadership in Libia nel processo di formazione del governo”.
Per gli Usa la questione più spinosa è la gestione del caso Assad, sostenuto da Russia e Iran. Il rais di Damasco è stato invitato ad adottare “misure immediate per mettere fine all’assedio delle città” dove i siriani muoiono di fame. Delle 130 richieste da parte dell’Onu a Damasco per potere consegnare aiuti umanitari e solo 13 sono state approvate. Le persone continuano a morire di fame. E questa è una tattica intenzionale del regime”,