Kenya, la protesta dei giovani in difesa del loro futuro

Il punto della situazione in Kenya il giorno dopo l’assalto al Parlamento con Luca Mainoldi, giornalista e africanista dell’Agenzia Fides

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Una calma carica di tensione quella del Kenya nel giorno dopo la guerriglia urbana culminata nell’assalto al Parlamento e all’ufficio del governatore di Nairobi, la capitale del Paese, con un bilancio provvisorio di 13 vittime, durante le proteste contro l’approvazione della nuova legge finanziaria che introduce di nuove tasse per far fronte all’importante situazione debitoria dello Stato africano. Le autorità kenyane hanno deciso di schierare l’esercito, mentre per domani giovedì 27 giugno è stata indetta una nuova manifestazione pacifica. Sono soprattutto i giovani a scendere in strada – i due terzi della popolazione sono under35 – perché non vedono di fronte a sé un futuro. Il capo dello Stato William Ruto ha definito gli avvenimenti delle scorse ore un tradimento e ha annunciato la linea dura, mentre i vescovi kenyani, condannando le violenze, hanno rivolto un appello al presidente affinché dia ascolto alle legittime dimostranze. La calma resta tesa, nell’attesa di alleggerirsi ma col rischio di arrivare al punto di rottura. Interris.it ne ha parlato con il giornalista esperto di Africa Luca Mainoldi dell’Agenzia Fides.

Nairobi day after

Sembra tornata la calma, è stata indetta una manifestazione pacifica per domani, giovedì 27 giugno, che dovrebbe seguire il segue modello delle ‘rivoluzioni colorate’, perché si chiede ai manifestanti di indossare qualcosa di bianco”, spiega l’africanista. “Il motivo alla base delle proteste è ben preciso”, prosegue, “la popolazione è disperata per la tassazione aggiuntiva prevista dalla nuova legge finanziaria, che va ad aggravare una situazione già molto pesante”. Le nuove tasse, con cui il governo vuole raccogliere 2,7 miliardi di dollari per pagare gli interessi sul suo debito pubblico, che ammonta a circa 70 miliardi di euro, ai creditori internazionali, includono rincari su carburante e olio vegetale e un prelievo sul piano nazionale di assicurazione medica. In precedenza, per via delle proteste del movimento #OccupyParliament, dalla finanziaria erano già state cancellate l’imposta sul valore aggiunto del pane e la tassa sui veicoli a motore. Una decisione insufficiente, secondo gli oppositori.

La repressione

Dai cortei alla guerriglia urbana, con fuoco e morti. “Finora ufficialmente le vittime sono 13”, continua Mainoldi, aggiungendo che ieri, il 25 giugno, “l’organizzazione per la difesa dei diritti umani Amnesty International informava che già prima delle manifestazioni molti attivisti e influencer erano stati prelevati dalle forze di polizia e di loro non si sapeva più nulla”.

Protesta generazionale

Lo scontento della popolazione è soprattutto quello dei giovani, in un paese dove l’età media è 19 anni e oltre il 60% è under 30. “Queste proteste sono caratterizzate da una dimensione generazionale, sono i giovani della generazione Z a denunciare che loro non chineranno la testa come i loro genitori di fronte alle angherie, perché non vedono di fronte a sé prospettive lavorative né orizzonti di cambiamento, anzi scorgono un peggioramento”. “La Conferenza episcopale del Kenya chiede alle istituzioni di prestare attenzione alle loro istanze”, aggiunge Mainoldi.

Economia e debito

Lo Stato africano è sotto pressione perché la sua economia si sta riprendendo ora, soprattutto nel comparto agricolo che era stato messo in crisi da anni di siccità, e per far fronte agli interessi sul debito. “I soldi li devono trovare”, puntualizza l’africanista, aggiungendo che “se ci saranno altri disordini l’economia ne risentirà”. “E se il presidente utilizza l’argomento della violenza degli scontri per reprimere anche chi protesta pacificamente, la situazione rischia di sfuggire di mano”, conclude.