L’Italia del calcio nazionale, si rimette in moto dopo un’estate travagliata, passata dalle dimissioni inattese di Roberto Mancini all’ingaggio di Luciano Spalletti che questa mattina è stato presentato ufficialmente dal presidente federale Gabriele Gravina. “Oggi inizia un capitolo nuovo della nostra storia. Abbiamo affrontato con tempismo una crisi imprevista. Ho scelto Spalletti e sul piano tecnico non devo dire nulla perché la sua storia la conosciamo. Mi ha colpito la sua voglia che è stata fondamentale, fin dal primo giorno. Ripartiamo con una nuova storia. L’augurio che posso fare a Spalletti è che in tempi rapidi si possa per te aggiungere una nuova etichetta ai tuoi vini dedicata all’azzurro. Grazie Luciano”.
Applausi di tutto l’Auditorium di Coverciano e parola a Luciano Spalletti, il tecnico che lo scorso anno ha compiuto un miracolo sportivo portando il Napoli sul tetto d’Italia. “Grazie alla Federazione e al presidente Gravina per avermi affidato questo incarico. Sono stati giorni intensi in cui mi sono state date tante cose per darmi gli strumenti per svolgere il mio ruolo. Ho passato tantissimo tempo qui a Coverciano, l’Università del calcio, ma essere qui come ct della Nazionale è una emozione indescrivibile e un sogno che parte da lontano. Spero di far rinascere quel sogno di poter portare con orgoglio la bandiera italiana a festeggiare a tutte le migliaia di bambini che guardano la Nazionale. Il presidente Gravina ha visto la mia determinazione e sono stato felicissimo già dalla prima chiamata ricevuta”
Da risolvere il contenzioso con il Napoli. “Per me Napoli è stata una esperienza bellissima. La città, i tifosi e la squadra sono stati qualcosa di travolgente, più di quanto uno possa aspettarsi. Ho un ricordo bellissimo ovviamente, ma per quanto riguarda la clausola niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta. Ci sono delle cose da mettere a posto, stanno lavorando gli avvocati e spero si arrivi il più velocemente possibile alla migliore soluzione”.
Tanti i temi trattati con il Ct, soprattutto delle necessità di cui ha bisogno questa squadra, attesa tra pochi giorni a due partite delicate nella qualificazione verso Euro 2024. “Cerco la felicità, è questo ciò di cui abbiamo tutti bisogno. La mia felicità riflette verso gli altri, se la gente intorno a me non è felice non riesco neanch’io. Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità. Questa cosa è da chiarire subito coi calciatori, perché loro devono essere felici di vestire questa maglia e solo così possono dare il meglio in campo. Abbiamo una storia importantissima e voglio vedere appartenenza per questa maglia perché non è una divisa qualunque, la maglia del club deve sempre andare sotto a quella della Nazionale perché è una cosa importante e non tutti la possono vestire”
Subito Macedonia del Nord e Ucraina e le prime convocazioni del nuovo ciclo. “Dobbiamo giocare due partite fondamentali e quindi ci serve spessore internazionale ed esperienza. Non voglio avere un numero esagerato di giocatori perché sarei dispiaciuto a mandare qualcuno in tribuna. In questo momento è fondamentale guardare il minutaggio, perché è diverso adesso rispetto a dicembre. Verratti e Jorginho non li ho chiamati perché non avendo mai giocato è impensabile convocarli. Non conta il nome, ma il comportamento. Con gli allenatori cercherò di avere un rapporto continuo e ho già iniziato a chiamare qualcuno. Abbiamo una storia importante, gente come Lippi, Pozzo e Bearzot e il nostro dovere è dare continuità a questa storia. La più grande vittoria è quando si va dall’altra parte del mondo e trovi i bambini che identificano l’Italia con Buffon. La nostra non è una maglia qualunque, è la maglia della Nazionale che ci rimane sulla pelle. Abbiamo dei campioni che ci hanno fatto vedere cosa vuol dire il senso di appartenenza, Mazzola, Rivera, Riva, Lippi, Baggio e saranno sempre con noi, anche quelli che non ci sono più come Gianluca Vialli che sarà sempre con noi”.
Luciano Spalletti preferisce non guardarsi alle spalle, non pensare ai campioni d’Europa e neppure a chi non è riuscito a portare l’Italia al Mondiale. Idee chiarissime. “Da Mancini ho ereditato una buona Nazionale, lui ha vinto un Europeo ha fatto un record di 37 risultati utili consecutivi e ha lanciato molti giovani, ma bisogna essere bravi a cancellare l’amarezza per quello che non è andato bene (riferimento chiaro ai due mondiali falliti) e guai a pensare che il nostro è un calcio minore. E poi dobbiamo fare un calcio che piace a tutti: è sempre la giusta via di mezzo ciò che riesce a prendere più cose e a far partecipare più anime e a rendere più redditizio il lavoro che fai. Noi vogliamo fare un calcio che somigli a una Nazione forte come l’Italia”.
Non cerca un leader, ma una squadra. “Un leader solo non basta ma è chiaro che poi ci saranno giocatori con più esperienza, con meno timidezza. Per essere belli bisogna essere veri, pratici, giusti, per vestire questa maglia dobbiamo dare battaglia. Sul regista dico che ne ho più di uno, ma va messo in un contesto. Intanto noi vogliamo giocare con la difesa a quattro e qualcuno è stato scelto tra i convocati perché gioca a quattro. Poi secondo me non c’è differenza perché chi gioca a tre sposa benissimo il calcio che vogliamo fare perché noi vogliamo sempre andare a prendere la palla. Ci sono due cose che contano nel calcio: pressione e costruzione, poi tutto il resto viene di conseguenza. Il regista può avere diverse caratteristiche, e noi ne abbiamo. Uno è il regista della Juventus, Locatelli, ma ce ne sono altri senza andare a fare nomi, ma Cristante lo sta facendo in maniera splendida e ha quella fisicità che ti può aiutare in una parte della partita e potrà aiutare di più i suoi compagni di reparto. Ora la fisicità è diventata una cosa fondamentale nel calcio”.
Tanti problemi in zona gol. Spalletti anche qui ha idee chiarissime. “Di centravanti ne abbiamo, non ho chiamato Kean e Scamacca per lo scarso minutaggio, ne ho chiamati altri tre e voglio conoscerli. Poi è chiaro che quello fisico ha caratteristiche ben precise, magari Raspadori è più bravo a partecipare al gioco di squadra. Ci sono potenzialità da poter sfruttare e secondo me ci sono anche giocatori di altre posizioni che possono giocare lì, ma bisogna lavorarci sopra. Mi fido di me stesso e dei miei collaboratori”.
La chiusura è alla Spalletti, da toscano puro, che ama sempre dire quello pensa e che fa sperare. “Forse non sarò il miglior allenatore possibile per la Nazionale, ma sarò il miglior Spalletti possibile”. In bocca al lupo Luciano.