Ancora una settimana separa l’Italia dalla nuova fase di riaperture, previste a partire dal 26 aprile prossimo. Una prima sterzata in direzione di una parziale normalità, con un occhio sulla stagione estiva e, soprattutto, in direzione dei lavoratori, scontenti delle misure tampone messe in campo dal governo con il Decreto Sostegni. L’esecutivo lavora al nuovo scostamento di bilancio ma le istanze delle categorie scese in piazza puntavano più che altro su un nuovo allentamento delle misure. Alla fine si è scelta la via della compensazione, bilanciando fra nuovi stanziamenti e riaperture, incoraggiate dall’andamento dei contagi.
Il coprifuoco resta
Non è un liberi tutti, e questo il premier lo ha sottolineato più volte. Specie per ribadire la ragione che ha spinto il governo, in accordo con le autorità sanitarie, a mantenere la misura del coprifuoco alle 22. Una scelta che ha fatto storcere il naso ad alcune forze politiche ma che, per il momento, viene ritenuta una prerogativa irrinunciabile. Lo ha ribadito il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, nell’ambito di un’intervista a La Stampa: “I numeri non sono ancora così buoni da abbattere le restrizioni ed è presto per togliere il coprifuoco”. Questo non toglie che le riaperture restino una decisione irreversibile, anche perché la campagna vaccinale prosegue.
Pass regionale, governo al lavoro
Nei prossimi giorni dovrebbe essere definita in modo esaustivo la questione della mobilità regionale. Come annunciato da Draghi, fra i territori in zona gialla si potrà circolare normalmente, mentre per accedere in aree di diverso colore, se non si dispone di motivazioni legate a necessità o lavoro, dovrà essere utilizzato lo strumento del pass regionale. Per ora in via di definizione ma grosso modo già assemblato nella sua forma base. Cartaceo, probabilmente, e coadiuvato da documentazione che attesti l’avvenuta vaccinazione, la mancata contrazione del virus (tampone negativo nei giorni immediatamente precedenti) o la guarigione.