Alla vigilia dei Giochi di Tokyo, tra timori Covid e speranze, l’Italia era accreditata da 32/33 medaglie. Appunto, speranze. Poi il campo, che è il giudice unico e inappellabile, a riscrivere la storia. L’Italia fa il record di medaglie, mai come in questa edizione delle Olimpiadi. Ne porta a casa 40 (10 d’oro, 10 d’argento, 20 di bronzo). E’ un trionfo storico, battuto il record del ’32 a Los Angeles ed eguagliato nel ’60 a Roma che era di 36. Si è fatto meglio, decisamente meglio, in una Olimpiade che ha capovolto le gerarchie, dove i favoriti hanno fatto flop, mentre si sono esaltate le sorprese che si sono prese l’Italia e persino il mondo. E’ la vittoria dei più deboli, dove nulla deve mai essere dato per scontato.
Il desiderio dei “deboli”
Le vittorie si ottengono non solo con le capacità tecniche, ma soprattutto con il desiderio, che è proprio dei più “deboli” di invertire la rotta e prendersi quello che nessuno avrebbe mai sognato. Si chiama fame di vittorie, di chi lavora a testa china quattro anni per arrivare al traguardo. Fame che, per esempio, non ha avuto la pallanuoto, nostro fiore all’occhiello insieme al nuoto e alla scherma. Il Settebello ha vinto tutto quello che c’era da vincere negli anni passati, è arrivata a Tokyo da campione del mondo e ha finito con lo specchiarsi in una bellezza effimera che alla fine ha partorito un modesto settimo posto.
L’atletica
Una mano sostanziosa nel medagliere, ce l’ha data l’atletica, la regina di tutti gli sport, che di oro ne ha portati a casa cinque, roba mai vista. E’ vero, all’oro non si guarda in bocca, è talmente pregiato che basta guardarlo per innamorarsi, ma è innegabile che l’oro di Marcell Jacobs nella gara regina, ovvero i 100, è quelli che fanno venire i brividi solo a pensarci. E’ lui l’uomo più veloce del mondo, un 9”80 che gli permette di entrare di prepotenza nel mito azzurro. Nessun italiano, prima di lui, aveva fatto qualcosa di simile in 125 anni di Giochi. E poi un tempo che è valso il record del mondo. Pazzesco.
E dopo il trionfo della Nazionale di calcio a Wembley contro l’Inghilterra, altra sconfitta pesante per gli inglesi che nella staffetta 4×100 si sono arresi al quartetto azzurro formato da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu. Ed anche questo è un oro mai visto.
Ancora atletica alla ribalta con Massimo Stano che ha vinto l’oro della 20 km di marcia, precedendo i giapponesi Koki Ikeda e Toshikazu Yamanishi nell’ultimo chilometro. Oro senza sesso, visto che Antonella Palmisano ha conquistato la medaglia più pregiata nella 20 km di marcia. Stano e Palmisano, entrambi pugliesi sul tetto del mondo, come l’Italia che non aveva mai vinto l’oro nella marcia sia maschile che femminile.
E l’ultimo oro dell’atletica arriva grazie ad un ex aequo, con Gianmarco Tamberi e il qatariota Barshim primi nel salto in alto con 2 metri e 37. Poteva andare avanti e rischiare di perdere tutto, hanno finito per optare per il pari merito. Un trionfo che abbraccia due atleti che a Rio erano stati costretti a saltare i Giochi per infortunio. E stavolta, hanno saltato insieme verso l’oro.
Il crescendo azzurro
Porta oro anche il ciclismo con l’inseguimento a squadre maschili su pista con Simone Consonni, Filippo Ganna, Francesco Lamon, Jonathan Milan. La settima medaglia d’oro è arrivata dalla vela con Ruggero Tita e Caterina Banti primi nella classe mista Nacra 17. Sfortunato invece Camboni che nel surf ha avuto la sfortuna di una falsa partenza nella medal race che lo ha tolto di scena dal podio.
Le altre medaglie d’oro sono arrivate grazie a Luigi Busà che ha trionfato nella specialità kumite 75 chili (karate). Trionfo anche nel canottaggio doppio pesi leggeri donne per Federica Cesarini e Valentina Rodini. Ed infine, l’ultimo oro, ma il primo in ordine di apparizione, Vito Dell’Aquila ha vinto la medaglia d’oro nel taekwondo 58 kg a Tokyo 2020. E dalla medaglia di Dell’Aquila, è iniziato il crescendo azzurro. Alle dieci d’oro, hanno fatto seguito altrettante d’argento.
Azzurri d’argento
Manfredi Rizza lo ha conquistato nella canoa sprint, nel K1 200 metri, Vanessa Ferrari ha vinto la sua prima medaglia olimpica nel corpo libero di ginnastica. Notevole il risultato ottenuto nella prova a squadre di sciabola maschile, con Luca Curatoli, l’intramontabile Aldo Montano, Enrico Berrè, mentre Luigi Samele l’ha conquistata nella sciabola maschile, e Daniele Garozzo, nel fioretto individuale. Dal canto suo Giorgia Bordignon ha chiuso seconda nel sollevamento pesi, categoria 64 kg donne (ha alzato 232 chili). Nel nuoto, bene la staffetta 4×100 stile libero (Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo) che ha chiuso seconda alle spalle degli Stati Uniti. Diana Bacosi ha conquistato la medaglia d’argento nella gara di Skeet donne. Gregorio Paltrinieri negli 800 stile libero conquista un argento che sa tanto di oro, visto che da poco aveva sconfitto la mononucleosi e Mauro Nespoli (tiro con l’arco).
I venti bronzi
E altrettanto lunga la lista delle venti medaglie di bronzo: Abraham Conyedo (lotta libera categoria 97 kg), ancora lo straordinario Gregorio Paltrinieri nella 10 chilometri di fondo. Sempre nel nuoto, bronzo per la staffetta 4×100 misti (Thomas Ceccon, Nicolo Martinenghi, Federico Burdisso, Alessandro Miressi) e Federico Burdisso nei 200 delfino, ed ancora Nicolò Martinenghi nei 100 rana. Quindi Elia Viviani (ciclismo su pista), Viviana Bottaro (kata), Stefano Oppo e Pietro Ruta (canottaggio doppio pesi leggeri uomini) e nel 4 senza di canottaggio. L’equipaggio azzurro, composto da Matteo Castaldo, Matteo Lodo, Marco Di Costanzo e Giuseppe Vicino, è arrivato alle spalle di Australia e Romania. Poi la medaglia per squadra di fioretto donne (Alice Volpi, Arianna Errigo, Martina Batini – riserva Erica Cipressa) e sempre nelle donne altro bronzo nella spada con Rossella Fiamingo, Federica Isola e Mara Navarria, con l’ultimo dei tre incontro di Fiamingo è stato disputato da Alberta Santuccio.
Maria Centracchio (judo 63 chili), Mirko Zanni (sollevamento pesi 67 kg, con 322 chili complessivi alzati che equivale al nuovo primato nazionale. Odette Giuffrida (judo 52 chili), Elisa Longo Borghini (prova su strada in linea di ciclismo femminile). Prima storica medaglia azzurra al femminile nel tiro con l’arco con Lucilla Boari. Sperava in meglio Simona Quadarella (800 sl), mentre è storica la medaglia conquista nel pugilato da Irma Testa.
Antonino Pizzolato (sollevamento pesi), mentre la medaglia numero 40 arriva dalle farfalle delle ginnastica ritmica (Martina Centofanti, Agnese Duranti, Alessia Maurelli, Daniela Mogurean e Martina Santandrea) che chiudono alla grande la rassegna giapponese.
(Almeno) una medaglia al giorno
Non era mai successo e sarà difficile ripetersi. L’Italia chiude al nono posto per l’incontenibile gioia del presidente Malagò che questa convinzione non l’aveva mai persa. “Le mie previsioni sono state migliorate, senza dimenticare che per la prima volta nella storia l’Italia ha vinto almeno una medaglia in ognuno dei giorni di gara, un record che nessuno potrà battere ma solo eguagliare”.
A segno in diciannove discipline: cuore, carattere, coraggio, la voglia di dare un senso ad una Olimpiade dove gli azzurri hanno impresso un timbro indelebile. E a tarda sera cala il sipario su Tokyo, con la delegazione azzurra che sfila mostrando con orgoglio petto e colori, con Marcell Jacobs portabandiera dopo quell’incredibile doppietta che l’ha portato a riscrivere la storia. Un saluto a chi lascia, come Federica Pellegrini. Voleva chiudere con un’altra gioia, ma ce l’ha messa tutta e merita un abbraccio affettuoso e caloroso. Lei la storia l’aveva scritta da tempo. Ora è il momento di continuare, road to Paris. Tra tre anni saremo ancora lì, carichi d’orgoglio e di voglia di continuare a volare alto, come le farfalle che al fotofinish hanno timbrato la quarantesima medaglia. Sperando di ritrovare gli sport di squadra che a Tokyo sono mancati, ma che sono parte indelebile dei nostri Giochi. Arrivederci a Parigi.