La voce degli ultimi

martedì 5 Novembre 2024
15.4 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

martedì 5 Novembre 2024

Italia del futuro, il quadro dell’Istat: “Sempre meno giovani”

"L'Italia è il Paese Ue con la più bassa incidenza di 18-34enni sulla popolazione": lo rileva l'Istat nel rapporto "I giovani del Mezzogiorno", che restituisce un quadro preoccupante

L’Istat, nel rapporto “I giovani del Mezzogiorno”, evidenza una tendenza sempre più orientata all’invecchiamento del nostro Paese. Un dato più evidente nel mezzogiorno, dove i ragazzi tra 18 d 34 anni allungano sempre di più la permanenza presso il nucleo familiare di origine. E, al contempo, si allungano i tempi del primo concepimento.

Italia più vecchia

Nel 2023 in Italia si contano circa 10 milioni 200mila giovani in età 18-34 anni; dal 2002 la perdita è di oltre 3 milioni (-23,2%). L’Italia è il Paese Ue con la più bassa incidenza di 18-34enni sulla popolazione (nel 2021 17,5%; media Ue 19,6%). Il Mezzogiorno presenta una perdita netta di giovani nonostante ce ne siano di più rispetto al nord: la quota di chi si trova tra i 18 e i 34 anni è maggiore nel Mezzogiorno (18,6%) rispetto al Centro-nord (16,9%), ma la flessione è molto severa (-28% dal 2002). Emerge dal rapporto Istat “I giovani del Mezzogiorno”.

I giovani e l’invero demografico

I giovani sono i veri protagonisti del cosiddetto “inverno demografico”: diminuiscono – rileva l’Istat – mentre la popolazione aumenta (+3,3% dal 2002 a oggi). È un fenomeno attivo fin dai baby-boomer (nati fra il 1956-’65), ma che ha subito un’accelerazione a partire dai cosiddetti millennial (nati fra il 1981-’95). L’Istituto di statistica prevede che nel 2061 gli ultra-settantenni saranno il 30,7% della popolazione residente nel Mezzogiorno (18,5% nel Centro-nord).

La propensione alla nuzialità e alla procreazione ovunque si riduce: nel 2021, l’età media al primo matrimonio degli italiani è di circa 36 anni per lo sposo (32 nel 2004) e 33 per la sposa (29 nel 2004); quella della prima procreazione per le donne è in continuo aumento (32,4 anni contro 30,5 nel 2001). Ciò – rileva l’Istat – rischia di interferire con il ciclo biologico della fertilità e di alimentare l'”inverno demografico”.

I giovani del Sud ancora in famiglia

I giovani del Mezzogiorno hanno un percorso più “lungo e complicato” verso l’età adulta. Si dilatano notevolmente i tempi di uscita dalla casa dei genitori, di formazione di una famiglia propria, della prima procreazione. Nel Mezzogiorno il 71,5% dei 18-34enni nel 2022 vive in famiglia (64,3% nel Nord Italia; 49,4% nell’Ue a 27), con un forte aumento rispetto al 2001 (62,2%).

La questione Millennial

Nelle nuove generazioni di giovani meridionali si rileva una progressiva estensione dei percorsi di studio. I cosiddetti “millennials” (nati fra il 1981 e il 1995) sono di gran lunga più istruiti, soprattutto per la visibile riduzione della componente con titoli inferiori al diploma (24,4%) ormai superata da quella terziaria (27,8%). È quanto rileva l’Istat nel Report ‘I giovani del Mezzogiorno’, pubblicato oggi. Negli ultimi anni – rileva l’Istituto di statistica – è aumentata la propensione agli studi universitari, soprattutto nel Mezzogiorno: qui nell’anno scolastico 2021-22 si registrano 58 immatricolati per 100 residenti con 19 anni (56 nel Centro-nord); 47 iscritti ogni 100 19-25enni (41 nel Centro-nord); 22 laureati (anno solare 2022; I e II ciclo) ogni 100 23-25enni.

Universitari e disoccupazione

Le immatricolazioni aumentano soprattutto nelle Regioni con alta disoccupazione e basso Pil pro-capite (fra il 2010 e il 2022: Sicilia +15,6 punti; Sardegna +13,6; Calabria +10,9; di contro: Lazio +8,4; Lombardia +5). I percorsi universitari dei meridionali sono spesso più lenti e caratterizzati da una significativa “emigrazione studentesca”, sia all’iscrizione (il 28,5% dei meridionali si iscrive in atenei del Centro-nord), sia alla laurea (39,8% in atenei del Centro-nord), sia nel post-laurea (dopo 5 anni solo il 51% lavora nel Mezzogiorno). È un paradosso, ma nel medio-lungo periodo – osserva l’Istat – ciò potrebbe alimentare una deprivazione ulteriore di capitale umano con competenze avanzate, indispensabile per il Mezzogiorno.

Fonte: Ansa

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario