“Contro Hamas agiremo per il tempo necessario”. Non torna indietro il premier israeliano, Benyamin Netanyahu. Almeno per ora. Anzi, ribadisce che non è Israele a essere “responsabile di questo confronto, ma lo sono coloro che ci attaccano. Non dobbiamo dimenticarlo”. L’offensiva dell’esercito di Tel Aviv quindi prosegue, senza sosta, mentre dalla Striscia continuano a piovere razzi, perlopiù disinnescati dai sistemi israeliani. Diversa la situazione a Gaza City, dove i raid aerei vanno a segno: almeno 150 attacchi secondo Al Jazeera, 60 solo in città. Un grattacielo di 15 piani, la Torre al-Andalus, sarebbe stata colpita da un attacco aereo.
Inferno a Gaza City
Un’altra giornata di inferno in Medio Oriente, dove la situazione resta critica e il conto delle vittime si allunga: secondo fonti palestinesi, almeno 174 persone sarebbero state uccise, fra le quali perlomeno 47 bambini e 29 donne. Diversi minori sono stati uccisi nel corso di un raid della giornata di ieri che ha colpito un campo profughi poco fuori Gaza City. Negli ultimi attacchi, secondo il Ministero della Salute di Hamas, sarebbe rimasto ucciso anche un medico palestinese. Gli ospedali della Striscia si starebbero sempre più riempiendo di feriti.
Colpiti obiettivi di Hamas
Nella giornata di ieri, un raid aveva colpito e distrutto la torre dei media internazionali, sede fra le altre di Al Jazeera e Associated Press. L’esercito israeliano avrebbe lanciato il suo attacco dopo un ultimatum di un’ora concesso per l’evacuazione. Il grattacielo era fortunatamente sgombero al momento delle bordate, a quanto sembra 30 minuti dopo l’annuncio dell’attacco. In mattinata, Israele ha fatto sapere di aver attaccato e colpito “le case di Yahya Sinwar (capo dell’ufficio politico di Hamas, ndr) e di suo fratello Muhammd, un attivista terrorista”. Via Twitter è stata pubblicata una foto della casa distrutta assieme all’annuncio. A pagare il prezzo più alto, però, resta la popolazione civile. Alla quale appartengono la quasi totalità delle vittime.