Raqqa, la capitale del sedicente califfato islamico. Raqqa, la città del terrore da cui partono gli ordini di colpire l’Occidente. Raqqa, la città degli stupri, del mercato degli schiavi, delle esecuzioni sommarie. Raqqa, la città simbolo del potere di Al Baghdadi, nelle sue mani dal 2014, potrebbe presto tornare una città libera. Le forze curdo arabe hanno infatti annunciato l’inizio della campagna “L’ira dell’Eufrate” per riconquistarla. L’offensiva ha il sostegno degli Stati Uniti. Una comandante delle Forze democratiche siriane, Jihan Cheikh Ahmad, ha letto un comunicato nella città di Ain Issa, circa 50 chilometri a nord della roccaforte siriana dell’Isis: “La grande battaglia per la liberazione di Raqqa e della sua provincia è cominciata” ha detto.
Le forze in campo
La stessa Ahmad ha annunciato che l’operazione è scattata sabato notte e coinvolge 30.000 uomini. Nel corso della conferenza stampa la portavoce del Fds ha affermato che “Raqqa sarà liberata grazie ai suoi figli e alle forze arabe, curde e turcomanne, eroi che combattono sotto la bandiera delle Forze Democratiche Siriane” con “la partecipazione attiva delle Unità di Protezione del Popolo (Ypg) e in coordinamento con la coalizione internazionale”. In sostanza, gli americani forniranno il necessario supporto aereo ma le forze sul campo saranno locali, con l’80% dei combattenti civili. L’obiettivo dichiarato è liberare Raqqa dalle “forze del terrorismo mondiale e oscurantista rappresentate dall’Isis”. Che la coalizione sia in grado di raggiungere questo obiettivo è dimostrato anche dal fatto che nelle ultime settimane l’alleanza curdo-araba ha strappato molte città e villaggi agli uomini del califfato, a cominciare da Manbji, località strategica per i rifornimenti, ai confini con l’Iraq, e Dabiq, non meno importante sotto il profilo simbolico per i sunniti, perché è considerata la città in cui avverrà la battaglia finale tra musulmani e cristiani, secondo una profezia contenuta nell’Hadith, il “racconto”, che insieme al Corano costituisce la Sunna, cioè la dottrina. L’Hadith al versetto 6924 recita: “L’ultima ora suonerà solo quando i romani arriveranno a Dabiq. Allora verrà da Medina un esecito per contrastarli, un esercito formato dagli uomini migliori dei popoli della Terra”.
Esclusa la Turchia
La presenza dei curdi nella coalizione ha comunque creato ulteriori tensioni con la Turchia, che non parteciperà all’offensiva. Erdogan, infatti, considera l’Ypg una propaggine del Partito dei lavoratori curdi, il Pkk che rivendica l’autonomia della regione da Ankara. “Abbiamo convenuto in maniera definitiva con la coalizione internazionale che non ci sarà alcun ruolo per la Turchia o le sue forze alleate” hanno detto i rappresentanti del Fds.
La battaglia di Mosul
Con un tweet è stato chiesto “ai civili di Raqqa di evitare le postazioni dell’Isis”. Già in passato, infatti, i miliziani in rotta hanno cercato di farsi scudo usando i civili. E’ quello che sta accadendo anche a Mosul, l’altra capitale dell’Isis in Iraq, dove l’offensiva è stata lanciata tre settimane fa. Le forze speciali irachene combattono ancora nei quartieri periferici a est della città strapata all’Isis ma il tenente colonnello Muhanad al Timimi ha riferito che le difese issate dagli jihadisti e la presenza di civili nell’area hanno rallentato l’avanzata. Si combatte casa per casa da martedì scorso ma l’avanzata è molto lente, finora solo un miglio. Sul fronte meridionale le forze lealiste sono invece ancora a 20 km dal centro della città.