Quasi impossibile avvicinarsi allo scalo di Kabul. E per chi ci riesce, la prospettiva di poter lasciare il Paese, tornato in mano ai talebani, passa attraverso un girone infernale. Da giorni, l’aeroporto della capitale afghana è preso d’assalto da quanti cercano di salire sugli aerei che dovrebbero portarli in Occidente. Come riferito dal Ministero della Difesa del Regno Unito, nella calca presso lo scalo sono morte sette persone. Una situazione che allarma i Paesi europei ma che, al contempo, inizia ormai inesorabilmente a sfiorare i confini della crisi umanitaria. Il tutto mentre i talebani starebbero ancora cercando i dissidenti e tutti coloro ritenuti filo-occidentali.
Fuga da Kabul
Il conto delle vittime civili, quindi, continua ad allungarsi. La gestione dell’emergenza si fa sempre più complicata nei pressi dell’aeroporto, letteralmente preso d’assalto dai fuggitivi. Una situazione che rischia di trascinare l’Afghanistan nel pieno di una catastrofe sociale, fra collasso economico e rischio denutrizione. Nelle ultime ore, l’allarme è stato lanciato da Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale per l’Afghanistan del Programma alimentare mondiale dell’Onu. L’auspicio è quello di una soluzione rapida per gestire l’esodo e per incrementare lo sforzo umanitario nel Paese, in contemporanea al ritiro degli Stati Uniti. L’alternativa è di ritrovarsi di fronte a una nuova crisi umanitaria dagli effetti devastanti.
Arrivi a Fiumicino, parto su un aereo diretto in Germania
Nel frattempo, continuano gli arrivi presso gli aeroporti occidentali. Nelle scorse ore, altri 211 afghani sono arrivati a Fiumicino, a bordo di un Boeing KC767 dell’Aeronautica militare. A bordo, ex collaboratori e i loro familiari, evacuati da Kabul attraverso il ponte aereo organizzato dalla Difesa (otto i velivoli impiegati). L’arrivo all’aeroporto di Roma è stato alle 7 di mattina. Subito dopo l’atterraggio, i viaggiatori hanno svolto la profilassi sanitaria anti-Covid, dopo la quale sono stati trasferiti presso strutture dedicate. Altri aerei, partiti da Kabul, hanno raggiunto altri Paesi europei. Su un Boeing militare americano, diretto in Germania, una donna afghana ha dato alla luce un bambino. Circa a metà del viaggio, la donna ha iniziato ad avere le doglie e il pilota ha ridotto l’altitudine per consentire di stabilizzare la giovane madre, che ha resistito fino all’atterraggio, per poi partorire assistita dal personale medico.