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Incidente in India, i medici hanno scelto chi curare per primo

La scelta ricadeva su chi aveva più possibilità di sopravvivenza

All’indomani dell’incidente ferroviario in India che ha provocato la morte di quasi 300 perone, i medici dichiarano che per far fronte all’emergenza hanno dovuto scegliere chi curare prima e chi dopo

I feriti

I medici dell’ospedale indiano più vicino al luogo del tragico incidente ferroviario che tre giorni fa ha provocato la morte di quasi 300 persone e il ferimento di 1.200, hanno affrontato un‘emergenza indicibile e hanno dovuto prendere decisioni esistenziali sulla priorità di chi curare, a seconda delle possibilità di sopravvivenza dei feriti gravi.

Lo racconta un reportage di AFP dal Fakir Mohan Medical College and Hospital, a 25 chilometri dal luogo di uno dei peggiori incidenti ferroviari della storia. Non c’era tempo, bisognava decidere nel giro di istanti, in quella che il dottore Sibanand Ratha ha definito una “situazione che non dava tregua, simile a una guerra”.

Le vittime dell’incidente “erano tutti pazienti con traumi gravi, con ferite alla testa, arti amputati, ferite al torace e difficoltà respiratorie, alcuni morti, altri in fin di vita. Salvare vite era la priorità ma c’era troppa fretta, e i pazienti arrivavano senza sosta”.

Un medico, ha aggiunto il testimone sentito da AFP; “non dovrebbe mai dire che un paziente non ce la farà, ma in questo caso abbiamo dovuto decidere le priorità, ovvero curare prima chi aveva più possibilità di sopravvivere”.

Il racconto di un medico

Nell’ospedale, una struttura adeguata alla cittadina di Balasore, che conta 200 mila abitanti, sono arrivati centinaia di feriti molto gravi. Tutti i medici sono stati richiamati in servizio: con i suoi colleghi, Ratha è tornato al lavoro e assieme ai suoi colleghi non ha più smesso “mentre la sera diventava notte e poi il giorno dopo”. Secondo le sue stime, l’équipe ha gestito dai 400 ai 500 pazienti, “anche se non li abbiamo contati, ma le ambulanze arrivavano con i pazienti senza sosta”.

“Abbiamo dovuto svuotare i letti rapidamente. Abbiamo stabilizzato alcuni pazienti e li abbiamo mandati in terapia intensiva. Quelli meno critici sono stati trasferiti in ortopedia. “E chi aveva ferite alla testa e al torace è stato trasportato in chirurgia”.

Le donazioni di sangue notturne da parte dei residenti locali “hanno aiutato molto”, ha detto, e la catena di approvvigionamento medico ha lavorato tutta la notte per garantire la disponibilità di tutti i farmaci necessari.

Fonte: Agi

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