Sono tornati in patria i corpi dei sette soldati iraniani uccisi lunedì scorso in Siria. La loro morte è stata attribuita a una serie di attacchi che, secondo Teheran, sarebbero stati messi in atto da Israele. E mentre il Paese omaggia i caduti, a libello internazionale aumenta la tensione. Specie a seguito delle parole dell’intelligence israeliana, che non ritiene improbabile una rappresaglia, da parte dell’Iran, nei confronti di Israele.
L’omaggio dell’Iran ai soldati uccisi in Siria
La guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha reso omaggio in serata a Teheran alle bare dei sette ‘soldati’ iraniani uccisi lunedì durante gli attacchi imputati a Israele al consolato dell’ambasciata iraniana a Damasco. Il capo di Stato iraniano ha pregato per i defunti davanti alle bare ricoperte dalla bandiera iraniana. Lo ha riferito l’agenzia ufficiale Irna, precisando che Khamenei era circondato da alti ufficiali militari.
Il rimpatrio
I resti dei sette membri del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, l’esercito ideologico della Repubblica islamica, sono stati rimpatriati in Iran la notte scorsa, tre giorni dopo essere stati uccisi nel raid che ha distrutto l’edificio consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco.
“I corpi dei martiri sono arrivati dall’ambasciata iraniana all’aeroporto di Mehrabad” a Teheran, ha annunciato l’agenzia Isna, trasmettendo un breve video che mostra le bare trasportate da un veicolo.
La cerimonia
La cerimonia funebre avrà luogo domani nel centro della capitale iraniana in occasione della Giornata mondiale di Quds (Gerusalemme) – che risale alla vittoria della Rivoluzione Islamica dell’Iran -, che sarà caratterizzato come ogni anno da una manifestazione di solidarietà con i palestinesi e contro Israele.
Fonte: Ansa