L’Eucaristia, il servizio, l’unzione: realtà che oggi viviamo in questa celebrazione. E’ il Signore che vuole rimanere con noi nell’eucarestia e noi diventiamo sempre tabernacolo del Signore”. Le parole di Papa Francesco risuonano nell’immenso vuoto della Basilica di San Pietro. Non è più un’immagine nuova ma, come accaduto nella Domenica delle Palme, è un’ampiezza che fa rumore. Tanto più perché, idealmente, riempita dal cuore di ogni uomo e donna di fede. Il Santo Padre celebra la Messa In Conea Domini invitando ognuno di noi a portare “il Signore con noi al punto che lui stesso ci dice che se non mangiamo il suo Corpo e beviamo il suo Sangue non entreremo nel Regno dei Cieli”.
Il servizio
Ma è il servizio che occupa lo spazio della riflessione di Papa Francesco, che si rivolge ai fedeli, in casa per tenersi al riparo dalla pandemia in corso, ricordando che “quel gesto è condizione per entrare nel regno dei cieli, servire tutti senza distinzione”. Il dialogo con Pietro, come visto nella lettura evangelica, “ci dice che dobbiamo lasciarci servire dal Signore”, che “mi lavi, mi perdoni”. Ed è ai sacerdoti che rivolge il suo pensiero, “dal più recente ordinato fino al Papa, siamo tutti sacerdoti, tutti unti dal signore per fare l’eucarestia, per servire”.
Andare lontano
E non vuole lasciar passare questa Messa, prosegue il Santo Padre, “senza ricordare i sacerdoti che hanno dato la vita. Sono dei servitori. In questi giorni ne sono morti più di 60. Come i medici e gli infermieri sono i santi della porta accanto, che servendo hanno dato la vita”. Sacerdoti, ha spiegato, “che vanno lontano per portare il Vangelo e muoiono lì. Un vescovo mi raccontava che, ogni volta che arrivava a un luogo di missione, andava al cimitero per visitare i sacerdoti che avevano perso la vita”. Tanti, ricorda, “perfino non hanno nome”.
Insieme sull’Altare
Ma la vicinanza sacerdotale resta imprescindibile e, per questo, torna a rivolgersi a ogni sacerdote: “Oggi vi porto il mio cuore e vi porto l’altare. Sacerdoti calunniati, tante volte succede che non possono andare in strada perché ricevono insulti. Sacerdoti peccatori, che insieme ai vescovi peccatori e al Papa peccatore, chiedono perdono. E imparano a perdonare. Sacerdoti – prosegue – che soffrono la crisi, perché non sanno cosa fare. Sono nell’oscurità. Oggi tutti voi, fratelli sacerdoti, siete con me sull’altare. Vi dico una cosa: non siate testardi come Pietro, lasciatevi lavare i piedi”.
Il lavacro
E’ il messaggio finale che Papa Francesco: ai sacerdoti ricorda che “il Signore è il vostro servo, lui è vicino a voi per darvi la forza, per lavarvi i piedi”. Ed è in questa coscienza che “nella necessità di essere lavati”, invita a essere “grandi ‘perdonatori’. Siate coraggiosi, anche nel rischiare di perdonare. Per consolare. Se non potete dare un perdono sacramentale, in quel momento, almeno consolate. Gesù ti vuole bene, soltanto chiede che voi vi lasciate lavare i piedi”.