Donald J. Trump è il candidato destinato a raccogliere più delegati alle primarie repubblicane; Hillary Clinton a quelle democratiche. E’ questo il verdetto del Super Tuesday 2016, il più importante degli appuntamenti delle primarie poiché vi sono coinvolti 13 Stati e un territorio (le Samoa americane). Nello specifico, hanno espresso le proprie preferenze gli elettori dell’Alabama, dell’Arkansas, del Colorado, della Georgia, del Massachusetts, del Minnesota, dell’Oklahoma, del Tennessee, del Texas, del Vermont, della Virginia, mentre in Alaska e nel Wyoming si sono tenuti solo i caucus dei repubblicani.
Il Super Tuesday di queste elezioni è un giorno che rimarrà negli annali della politica americana come un punto di probabile non-ritorno per i repubblicani, travolti dal ciclone Trump. Nessun candidato repubblicano, infatti, ha vinto quanto lui in queste settimane: Alabama, Georgia, Massachusetts, Tennessee, New Hampshire, Nevada, Virginia, South Carolina. Un record senza precedenti dagli anni ’60 ad oggi confermato dallo stesso tycoon, all’arrivo dei primi risultati: “E’ una notte incredibile”, ha detto Trump.
Gli scenari possibili per il magnate newyorkese ora sono due. O conquista i 1237 delegati necessari a incoronarlo, alla convention di Cleveland del prossimo luglio, come candidato repubblicano. O conquista un’ampia fetta di delegati, ma non tutti i 1237, e si va allora a una “open convention” in cui l’establishment del partito cercherà di sottrargli la vittoria. Il Super Tuesday ha offerto molte indicazioni in merito alla battaglia interna al G.O.P. Anzitutto, Marco Rubio esce pesantemente sconfitto riuscendo a vincere soltanto in Minnesota e perdendo la Virginia, che sembrava alla sua portata. Ted Cruz, invece, ha conquistato il “suo” Texas e l’Oklahoma. Il senatore potrebbe mettere a segno importanti vittorie in Stati conservatori come la Louisiana e il Kansas divenendo, a questo punto, come l’unica, anche se debole, alternativa a Trump.
Sul fronte democratico, l’ex first lady Hillary Clinton vince ma non allunga le distanze dal diretto avversario Bernie Sanders. Per lei vittorie convincenti negli Stati del Sud, ricchi di delegati come la Georgia e il Texas, dove più forte è la componente afro-americana e ispanica, ma non riesce a penetrare nelle roccaforti bianche e progressiste dell'(altro) magnate neworkese che si aggiudica Minnesota, Colorado, Oklahoma e Vermont. A questo punto, dopo le prove positive in Nevada e in South Carolina, il percorso della Clinton verso la nomination appare a buon punto. Ma non (quasi) scontata come per il ciclone Trump.