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Il piccolo Charlie verrà ucciso? La decisione tra sei giorni

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Se non fosse stato per i suoi genitori, oggi Charlie Gard probabilmente sarebbe già morto, ucciso da una spina staccata dal personale medico del Great Ormond Street Hospital di Londra.

In questa struttura il piccolo Charlie, che il 4 agosto prossimo dovrebbe compiere un anno, è ricoverato in terapia intensiva da circa otto mesi, da quando gli è stata diagnosticata una sindrome di deperimento mitocondriale.

La decisione di medici e giudici

Si tratta di una malattia genetica molto rara. I medici hanno provato a curare il bambino con le terapie che solitamente vengono utilizzate in casi analoghi, ma senza ottenere alcun riscontro positivo. È così che hanno comunicato ai genitori del piccolo, Chris e Connie, che non c’era più nulla da fare e che tenere in vita il bambino, che si nutre e si idrata artificialmente, sarebbe stato accanimento terapeutico.

I genitori non hanno però accettato la decisione dei medici, decidendo di portare la questione in Tribunale. I giovani mamma e papà hanno fatto presente che negli Stati Uniti esiste una cura sperimentale molto costosa che potrebbe rappresentare una svolta per il destino di loro figlio. Chris e Connie hanno lanciato una campagna social #Charliesfight raccogliendo finora 1,3 milioni di sterline per pagare trasporto oltreoceano e trattamento.

I giudici hanno però replicato che questa cura non è protocollata nel Regno Unito, quindi di fatto per la legge di Sua Maestà non esiste: l’unico parere valido è dunque quello dei medici dell’ospedale di Londra in cui il piccolo è ricoverato.

Il processo è giunto fino all’ultimo grado di giudizio, emanato dalla Corte Suprema, sempre con il medesimo risultato: il piccolo Charlie va ucciso staccando le spine che lo tengono in vita.

Il ricorso a Strasburgo

Emotivamente feriti ma non rassegnati, i genitori del bambino hanno allora fatto appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, la quale ha bloccato l’iter per alcuni giorni. I giudici europei hanno sottolineato tuttavia che la sentenza, essendo giunta all’ultimo grado di giudizio, difficilmente potrà essere rivista. È di queste ore intanto la tanto agognata decisione: i giudici di Strasburgo hanno deciso di attendere altri sei giorni prima di stabilire se il piccolo potrà essere curato negli Stati Uniti o se dovrà essere staccata la spina.

La solidarietà internazionale

La vicenda di Charlie Gard ha avuto un’eco internazionale ed ha commosso migliaia di persone anche al di là della manica. Sono oltre trentaduemila gli utenti Facebook che seguono la pagina dedicata al caso. Si è mobilitata anche la piattaforma Citizen Go, che ha lanciato una raccolta di firme per chiedere direttamente al primo ministro britannico che venga lasciata alla famiglia libertà di scelta.

Tra le tante voci di solidarietà ai genitori Gard, si registra quella di Chiara Paolini. Mamma di Emanuele Campostrini, detto “Mele”, piccolo pittore italiano di nove anni, ha pubblicato un video su YouTube in cui spiega che suo figlio, “spesso paragonato ad altri giovani artisti famosi in tutto il mondo”, è affetto da una malattia mitocondriale e da deplezione che non gli consente di camminare, stare seduto, sostenere la testa, e che viene nutrito da un sondino ed ha bisogno di un ventilatore elettrico per respirare.

Nel filmato la mamma racconta che in ospedale i medici non le avevano dato speranza di sopravvivenza per suo figlio, tuttavia – aggiunge – “non solo non è morto, ma la sua condizione, che rimane molto complessa, è diventata terreno fertile per la sua peculiare personalità e perché il suo straordinario talento si mostrasse e crescesse”.

La solidarietà internazionale accenderà le fiaccole giovedì prossimo, 15 giugno, a Roma. Sotto Porta Pia, davanti all’Ambasciata del Regno Unito, è previsto infatti un presidio da parte di “pro-life” italiani per continuare a sperare.

“Una famiglia normale”

Lo scorso fine settimana, intanto, i genitori di Gard hanno diffuso una foto di loro due con il piccolo Charlie durante un pic-nic all’aria aperta, organizzato grazie al supporto degli infermieri del Great Ormond Street Hospital. La mamma Connie ha detto al Daily Mail che Charlie “è stato sveglio tutto il tempo” e che “è stato meraviglioso per lui sentire il sole sul viso e il vento tra i capelli”. “Per la prima volta dopo mesi – ha aggiunto Connie – ci siamo sentiti una famiglia normale”.

Se verrà confermata la sentenza di morte per il piccolo, questo momento di pace familiare potrebbe però essere stato l’ultimo. La famiglia Gard e migliaia di altre persone in tutto il mondo restano col fiato sospeso, proprio a margine del 18 giugno, data in cui la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles celebra la Giornata per la Vita.

Federico Cenci: