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IL PIANETA INCOMPRESO

Il monte Olimpo di Marte, la grande macchia rossa di Giove, gli spettacolari anelli di Saturno e le immensità ghiacciate di Nettuno e Urano sono ormai alle spalle. New Horizon, la sonda lanciata dalla Nasa il 19 gennaio 2006, prosegue indisturbata il suo viaggio alla scoperta del Sistema Solare. Nel silenzio e nel buio più totale. Se fossimo a bordo vedremmo il sole come un puntino lontano, appena poco più luminoso delle altre stelle del firmamento.

E la Terra sembrerebbe un granello di polvere azzurro. Ma qual è la missione di questo piccolo (rispetto alla vastità del cosmo) prodigio dell’ingegneria? Non tutti lo sanno ma dietro il viaggio di New Horizon si cela una domanda attorno a cui gli astronomi dibattono da quasi 10 anni: la vera natura di Plutone. Può essere considerato un pianeta?
E’ questo l’interrogativo su cui si discute da quando, a seguito della scoperta di altri corpi celesti di caratteristiche simili, l’ultimo arrivato (la sua scoperta risale al 1930) e il più mingherlino del Sistema Solare venne declassato a planetoide.

Era il 13 agosto del 2006 e la decisione dell’Iau, International Astronomical Union, cambiò la storia di questa terra lontana, osservata per la prima volta dall’americano Clyde W.Tombaugh. Attorno a Plutone, da allora, si è sviluppato un vero e proprio caso nazionale. Basti pensare che nel 2009 lo Stato dell’Illinois (di cui Tombaugh era originario) ha presentato una richiesta ufficiale per restituire al pianeta il suo status originario.

Non solo, il 13 marzo 2009 è stato proclamato il “Plutone Day” che ha portato in strada decine di persone per sensibilizzare la comunità scientifica. E come non pensare a Sheldon Cooper (il fisico teorico protagonista della fortunata sit com “The Big Bang Theory”) che non smette di ribadire la sua personale passione per questo piccolo corpo? Un movimento inatteso che ha rinverdito la questione.

L’ultima novità è della scorsa settimana. L’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ha deciso di rivedere la sentenza dell’IAU ospitando un dibattito sulla definizione di pianeta. Durante il forum sono intervenuti: Owen Gingerich, che presiede il comitato per la definizione dei pianeti all’interno dell’UAI; Gareth Williams del Minor Planet Center; ed il Dimitar Sasselov dell’Harvard Origins of Life Initiative. Ma il giorno della verità per Plutone non è lontano. Il 14 luglio 2015 New Horizon dovrebbe, infatti, sorvolarlo, analizzarlo e inviare sulla Terra i risultati.

L’osservazione dei dati consentirà di capire se Plutone potrà tornare a fregiarsi del titolo di ultimo pianeta del Sistema Solare. Composto prevalentemente da metano gassoso, argon, azoto, monossido di carbonio e ossigeno, questo corpo ha una superficie non uniforme formata da ghiaccio d’acqua e metano. Ha cinque satelliti conosciuti, il più massiccio e importante dei quali è Caronte, scoperto nel 1978 e avente un raggio poco più grande della metà di quello di Plutone steso. Per essere riconosciuto come pianeta secondo i parametri Iau, Plutone dovrebbe orbitare intorno al Sole e possedere una massa tale da far sì che la propria gravità gli faccia assumere una forma sferica vincendo le forze di corpo rigido. Esso deve inoltre essere dominante nella sua fascia orbitante ripulita degli oggetti più piccoli che ha attratto a sé inglobandoli.

 

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