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Il Papa alla Caritas: “Siate agili e rapidi, continuate il vostro lavoro”

Caritas Internationalis garantisce sostegno nelle zone più povere del mondo. Il segretario generale Aloysius John lancia un appello alla solidarietà

Nelle zone più povere del mondo lo spettro del Coronavirus spaventa per la diffusione e la mortalità che potrebbe causare. In prima linea, per dare sostegno a queste comunità c’è Caritas Internationalis, alla quale si è rivolta direttamente il Santo Padre lo scorso 4 aprile al fine di incoraggiarla nel continuare il suo lavoro.

Le parole di Papa Francesco

Siate agili e rapidi e continuate a portare avanti il vostro lavoro. Se non lo farete voi chi lo farà?”. Così Papa Francesco ha parlato ad Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis. Le affermazioni del Pontefice sono state riportate dallo stesso John che ha incontrato il Santo Padre il 4 aprile scorso per presentare i piani di azione anti-Covid-19 della confederazione cattolica, presente nel mondo con oltre 160 strutture locali. Caritas Internationalis ha annunciato di far parte della Commissione istituita dal Papa e guidata dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. Sarà nel primo gruppo di lavoro della Commissione dedicato all’ascolto e al sostegno delle Chiese locali.

Il commento del segretario generale di Caritas Internationalis

Da sempre quello di Caritas Internationalis è un lavoro “in prima linea” come ricorda John. La crisi globale indotta dal virus sta conferendo un carattere ulteriore di urgenza. “Oltre 140 Conferenze episcopali – informa il segretario – hanno risposto a un questionario indicando quali sono i bisogni più urgenti nei rispettivi Paesi e quali i programmi messi in atto per far fronte al dilagare della pandemia. Questo ci permetterà, in sinergia con il Dicastero, di fornire risposte adeguate”. L’attenzione è quindi massima, insiste il segretario di Caritas Internationalis, per quei Paesi “in cui il diffondersi dell’epidemia avrebbe conseguenze ben più devastanti di quelle cui abbiamo assistito in Europa”. Ed ecco l’idea del “Fondo per la Risposta al COVID-19”. Un modo di raccogliere contributi per forniture di servizi riguardanti prevenzione e controllo delle infezioni, accesso ai servizi igienico-sanitari, fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, ecc.), sicurezza alimentare.

Il terzo mondo e la paura del virus

“Purtroppo – spiega John a Vatican News – vi sono zone in cui la pandemia è considerata il male minore dalle popolazioni vulnerabili. In Ruanda ad esempio, in alcune aree la gente non rispetta le misure di sicurezza a causa della grave carenza di cibo. Ci dicono ‘preferiamo morire di Covid-19 piuttosto che di fame‘. Un altro esempio -continua il segretario- viene da Caritas Gerusalemme in Palestina i cui scarsi fondi mettono a rischio la distribuzione di generi alimentari e dei kit per l’igiene personale a 500 famiglie in difficoltà”. L’appello di Aloysius John è dunque quello di continuare a contribuire. “Oggi – riconosce – siamo tutti uniti nella paura, ma dovremmo anche essere uniti nella solidarietà attraverso la fraternità universale. L’unico modo per superare questa pandemia è quello di essere uniti nel fronteggiare questa enorme sfida per l’umanità”.

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