Sogno, speranza e incontro. Il discorso del Papa ai giovani cubani del Centro Felix di L’Avana è ruotato attorno a questi tre concetti. “Uno scrittore latinoamericano – ha esordito il Pontefice– diceva che abbiamo due occhi, uno di carne l’altro di vetro. con quello di carne vediamo quello che guardiamo, con v quello che sogniamo. E’ bello…nell’obiettività della vita occorre sognare. Un giovane incapace di sognare è chiuso in se stesso, è prigioniero. Sogna, desidera, apriti a cose grandi. Noi argentini diciamo non ti ripiegare, apriti e sogna che il mondo con voi può essere diverso, sogna perchè se mettete il meglio di voi cambierete il mondo. Non dimenticate, sognate poi magari potreste sognare troppo, ma sognate e raccontate i vostri sogni. parlate delle cose grandi che desiderate, più sognate in grande e più strada avrete percorso”.
Noi, ha proseguito, “spesso siamo chiusi, quando una religione diventa un convento perde la sua realtà di adorare e credere in Dio. Ci sono piccoli gruppetti di parola e preghiera: quando ho il mio modo di pensare, mi chiudo nel gruppo dell’ideologia. Servono menti e cuori aperti. Non ci tiriamo le pietre su quanto ci separa, diamoci la mano: serve il coraggio di parlare di quello che abbiamo in comune. E poi possiamo parlare anche delle nostre differenze: parlare, non litigare, non chiuderci in un gruppetto. Dobbiamo lavorare insieme”.
Per rafforzare il concetto il Santo Padre ha raccontato un episodio. “A Buenos Aires – ha detto – c ‘era una parrocchia nuova in una zona povera, il parroco mi ha chiesto di andare a conoscere i giovani che costruivano i locali parrocchiali. Sono arrivato e li ho conosciuti. C’era un architetto ebreo, un comunista, un cattolico… tutti diversi ma tutti lavoravano insieme per il bene comune: questa è amicizia sociale, cercare il bene comune. L’inimicizia sociale distrugge. Il mondo si distrugge per l’inimicizia, e quella maggiore è la guerra. Oggi il mondo si distrugge per la guerra perché si è incapaci di parlare. Negoziamo e vediamo su cosa accordarci. Quando c’è divisione, c’è morte. Vi chiedo: siate capaci di creare amicizia sociale”.
Francesco ha poi ribadito che i “giovani sono la speranza di un popolo”. Ma cos’è la speranza? – si è chiesto -. “E’ essere ottimisti? La speranza è uno stato d’animo? E’ qualcosa di più: è sofferta, sa soffrire per portare avanti un progetto, sa sacrificarsi. E’ feconda, dà vita. Siete capaci di dare vita o sarete spiritualmente sterili? La speranza si genera nel lavoro, c’è un problema molto grave in Europa: la disoccupazione giovanile”. Ci sono paesi in Europa, ha spiegato, “dove i giovani sotto i 25 anni vivono disoccupati fino al 40, 47, 50%: un popolo che non da lavoro ai giovani, non ha futuro. i giovani entrano nella cultura dello scarto, e in questo impero del dio denaro si scartano le cose e le persone, i ragazzi perché non li vogliamo più o vengono uccisi prima di nascere, si scartano gli anziani perché non producono più”. In alcuni Paesi, ha proseguito, “c’è l’eutanasia, ma c’è anche una eutanasia mascherata: si scartano i giovani senza lavoro, e a loro resta il suicidio, andare in giro a creare eserciti di distruzione. La cultura scarto toglie la speranza. Voi avete chiesto speranza sofferta e lavoratrice che ci salva dalla cultura dello scarto. Una speranza che convoca, il popolo che costruisce amicizia sociale ha speranza. Un giovane senza speranza, un giovane ‘pensionato’, ha tristezza esistenziale, punta la vita sulla sconfitta di base, si lamenta e scappa dalla vita: il cammino della speranza non è facile e non si può percorrere da soli. Se volete andare lontano, andate insieme. A voi giovani chiedo di andare insieme cercando la speranza, il futuro e la nobiltà della patria”.
Infine Bergoglio ha riaffermato la centralità della cultura dell’incontro. Andiamo avanti insieme, “accompagnati: c’è la dolce speranza della patria a cui vogliamo arrivare”.” Vi auguro il meglio – ha concluso il Pontefice che scherzando ha aggiunto – pregherò per voi e voi pregate per me e se qualcuno non è credente almeno mi auguri cose buone”.