Ventinove anni fa, nella città di Srebrenica e nei suoi dintornio, oltre 8.000 agazzi e uomini bosgnacchi (ovvero musulmani bosniaci), durante le guerre in Bosnia-Erzegovina, venivano massacrati. Lo scorso maggio l’Assemblea delle Nazioni Unite ha deciso di dichiarare l’11 luglio giornata commemorativa nel ricordo del genocidio di Srebrenica. Il Kosovo ha adetito alla risoluzione.
La decisione del Kosovo
Il governo del Kosovo ha approvato oggi la decisione di dichiarare l’11 luglio giornata commemorativa nel ricordo del genocidio di Srebrenica, in linea con la risoluzione adottata lo scorso maggio dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il premier Albin Kurti ha affermato che si tratta di una azione nobile e appropriata, del desiderio umano e universale di giustizia e di pace, affinchè il genocidio in Bosnia, in Kosovo e in qualsiasi parte del mondo non venga mai dimenticato. Il governo di Pristina ha osservato oggi un minuto di silenzio in memoria delle vittime del genocidio di Srebrenica. La risoluzione adottata all’Onu, fortemente avversata da Serbia e Russia e passata con un numero di voti favorevoli di molto inferiore al previsto, denuncia la negazione del genocidio di Srebrenica e l’esaltazone dei criminali di guerra. 7
L’anniversario
Domani, nel 29/mo anniversario del massacro di oltre 8 mila civili bosniaci musulmani ad opera delle truppe serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic, sono in programma cerimonie commemorative al cimitero-memoriale di Potocari, alle porte di Srebrenica, con la consueta tumulazione dei resti delle vittime identificate nel corso degli ultimi 12 mesi. Serbi e serbo-bosniaci, pur ammettendo la gravità dei crimini commessi a Srebrenica nel luglio 1995, sostengono che non si può parlare di genocidio, come stabilito dalla giustizia internazionale, e per questo in Serbia e nella Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, domani non verrà osservata la giornata commemorativa per le vittime del genocidio di Srebrenica, a differenza di quando avviene nella Federazione croato-musulmana, l’altra entità di cui si compone la Bosnia-Erzegovina.
Fonte Ansa