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Il dramma dei giovani parà russi: “Siamo carne da cannone”

Non sanno ancora bene cosa faranno quando arriva l’ordine di partire. Sono militari, certo, e quando vengono selezionati per andare in missione obbediscono senza fare domande. Ma sono addestrati per trovarsi davanti un “nemico” in divisa, non dei civili. E pensano che il proprio spostamento sia entro i confini di un teatro operativo internazionale, non in un Paese sovrano. “Siamo gente semplice – ha raccontato Artiom Milchakov, 19 anni, uno dei dieci parà del 331° reggimento della 98^ divisione aviotrasportata russa catturati lunedì scorso dalle forze di Kiev dopo aver sconfinato con un loro convoglio per 20 km dentro il confine orientale ucraino -. Loro ci dicono cosa fare, noi lo facciamo. Stiamo venendo qui come carne da cannone”.

“Ho capito di essere in Ucraina e che non erano esercitazioni quando hanno aperto il fuoco e danneggiato il mezzo blindato su cui mi trovavo», ha sostenuto invece  il caporale Ivan Romantsev. «È possibile ritrovarsi in territorio ucraino e perdersi durante il tragitto?», chiede l’intervistatore ucraino che ha diffuso il video dell’interrogatorio. «No, perché c’era tutta la compagnia», risponde Romantsev

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Uno sconfinamento “casuale”, secondo Mosca, costretta però a incassare con imbarazzo quella che appare come la prima prova materiale delle ripetute violazioni russe del confine denunciate da Kiev. Violazioni più volte denunciate e altettante volte smentite, con la dichiarazione più frequente che eventuali sconfinamenti fossero solo per aiuti non militari alle forze filorusse. Un duro colpo alla propaganda del Cremlino, che ha sempre negato ogni coinvolgimento di propri uomini e mezzi nel conflitto. La Casa Bianca con Susan Rice, consigliera della sicurezza nazionale di Barack Obama, ha condannato le “incursioni militari” della Russia in Ucraina che costituiscono una “escalation significativa” e sono “inaccettabili, pericolose e incendiarie”. Ieri Kiev ha annunciato la cattura di alcuni soldati russi sul proprio territorio, oggi Mosca – come detto – si difende: i soldati russi hanno sconfinato “per sbaglio”.

In realtà non è la prima volta che Putin si trova in imbarazzo sulla questione delle incursioni in territorio ucraino. L’utilizzo di due elicotteri Mi-24 per sparare sulle posizioni ucraine al confine uccidendo quattro guardie di frontiera e ferendone tre aveva chiaramente una matrice “esterna”, visto che i ribelli non posseggono un’aviazione. A mettere in dubbio l’estraneità di Mosca alla guerra anche il giallo sulla recente morte – vera o presunta – di almeno due paracadutisti russi della 76/ma divisione aviotrasportata di Pskov, le foto delle cui tombe sono state diffuse peraltro da un sito russo liberale.

Nonostante la cattura dei soldati e le aperture al dialogo, non si fermano però i movimenti di truppe sulla scacchiera ucraina. Dalla capitale infatti arriva una nuova denuncia: una colonna di veicoli militari provenienti dalla Russia si starebbe pericolosamente asvvicinando ai confini. Secondo il comando della cosiddetta ‘operazione antiterrorismo’anche tank si stanno dirigendo a Telmanovo, 20 chilometri dal confine russo e 80 a sud di Donetsk. Un’altra colonna si starebbe invece dirigendo a Dmitrovka e sarebbe con 6 complessi missilistici Grad e 10 camion.

 

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