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“Il coronavirus non è un castigo divino e la preghiera è il vaccino”

Intervista a Interris.it del vescovo salesiano e insigne teologo Enrico dal Covolo, per due mandati Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense e attuale Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche

Monsignor Enrico dal Covolo, il coronavirus si sconfigge con la prevenzione o con la solidarietà?
“Servono entrambe. Certamente l’emergenza sociale può diventare un’occasione opportuna per crescere nella solidarietà, se prevalgono i valori umani che ognuno porta nel proprio cuore. Dipende però dallo stato d’animo in cui ci si vuole collocare: se uno invece lascia prevalere l’egoismo, la paura immotivata, il desiderio insano di ricavare un utile personale anche dalle sventure  altrui (è il cosiddetto sciacallaggio), allora le cose vanno ben diversamente. Nella storia di questi eventi calamitosi ne abbiamo viste un po’  di tutti i colori: dall’eroismo luminoso di alcuni alla viltà spregevole di altri”.

C’è chi parla di castigo divino, di inizio dell’Apocalisse…
“Bisogna riconoscere anzitutto che non è Dio la causa dei nostri mali. E’ vero che egli permette il male. Ma qui sfioriamo un mistero che supera le forze della ragione umana: è la dialettica tra la grazia divina e la libertà dell’uomo, è il “mysterium iniquitatis”, per cui – come afferma plasticamente il libro della Genesi – il male resta “accovacciato” alla porta dell’uomo”.

Qual è il giusto approccio teologico all’epidemia?
“La Parola di Dio si riassume in un’unica affermazione: Dio è Amore. Come ci ha insegnato il Papa Benedetto, noi crediamo in un Dio che non ha esitato a “volgersi contro se stesso” per amore, e per questo ha lasciato che il suo Figlio morisse sulla croce. Per dirla con Alessandro Manzoni, ‘Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande’”.

Qual è l’approccio del fedele?
“Naturalmente mi colloco in una prospettiva di fede, e credo che se la gente pregasse di più, ne troverebbe grande conforto. Siamo nelle mani di Dio, e le sue sono buone mani… Ma certo non aiutano la scarsa o incerta informazione, come non aiutano gli allarmismi da una parte e gli irenismi dall’altra”.

In cosa le Scritture possono far luce su quanto sta accadendo?
“Le letture che ci vengono proposte nelle Messe domenicali della Quaresima sono di grande conforto. Pensiamo solo all’episodio della Trasfigurazione, che leggeremo domenica prossima. Gesù ci invita a restare con impegno nella valle del mondo, con i piedi ben per terra, ma ci invita anche a non appiattirci sull’oggi. Ci fa vedere il domani, e ci assicura che una vita vissuta nel dono di se’, come ha fatto lui, è una vita piena li luce, lascia vuota la tomba, vince la morte e vive per sempre”.

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