Quasi 38 mila nuovi casi di coronavirus, più di 600 vittime e un quadro complessivo che mostra nuove restrizioni a catena praticamente in ogni territorio dello Stivale. La conferenza del commissario all’Emergenza, Domenico Arcuri, prova a mostrare qualche spiraglio in direzione delle sperimentazioni vaccinali. “Confidiamo di poter vaccinare i primi italiani alla fine di gennaio”, ha detto, indicando la possibile cifra di “un milione e 700 mila cittadini”. Precedenza ai più fragili: “Gli italiani verranno vaccinati in funzione della loro fragilità e della loro potenziale esposizione al virus. Le persone che lavorano negli ospedali saranno tra le prime a cui bisogna somministrare i vaccini. Così come le persone più anziane e che sono più fragili dovranno arrivare prima di quelle più giovani”.
Arcuri: “Vaccino, servono misure non uniformi”
A ogni modo, il commissario Arcuri precisa che occorrerà ancora pazienza: “Il vaccino sarà disponibile non da domani né da subito per tutti. Servono misure non uniformi come quelle che sono state introdotte. Ci sono regioni dove si avvertono i primi segni di raffreddamento dell’epidemia e altre dove la situazione resta critica e bisogna intervenire ancora per contribuire a raffreddare la crescita dei focolai”. Per quanto riguarda la distribuzione, Arcuri ha precisato che non sarà su base regionale. Il governo, infatti, “ha deciso che ci sia una centralizzazione del meccanismo”. Si comincerà quindi con l’individuazione delle categorie dei primi cittadini per i quali il vaccino sarà necessario. “Non serve avere il vaccino in un luogo A piuttosto che in un luogo B”.