I conigli sono animali miti, paffutelli; nell’immaginario collettivo rappresentano la dolcezza, tanto da essere stati utilizzati molte volte nei cartoni animati. Eppure il fatto che siano stati evocati dal Papa ha provocato un vespaio di polemiche. Le battute improvvisate di Francesco non sempre vengono ben comprese e, per l’enorme popolarità del Pontefice, spesso possono spiazzare; è accaduto lo scorso gennaio, quando a bordo dell’aereo che lo riportava a Roma dal viaggio apostolico nelle Filippine e in Sri Lanka il vicario di Cristo aveva fatto il punto sulla paternità responsabile spiegando che “un cristiano non deve fare i figli in serie. Alcuni credono – ha detto – che i cristiani devono fare figli come conigli”. Una frase che ha creato sconcerto nella comunità cattolica. In realtà nel discorso Francesco aveva fatto riferimento anche a una donna con 7 figli partoriti col cesareo che si accingeva a far nascere l’ottavo, con gravissimi rischi per la salute: “Ma lei ne vuole lasciare orfani sette? – aveva detto -. Lasciarli orfani è tentare Dio”.
Riflessioni importanti che però sono state sommerse dall’impatto mediatico della battuta sui lagomorfi. Ma a un mese di distanza, cosa è rimasto delle parole del Papa? Quali le considerazioni sulla paternità responsabile?
“La riflessione del Papa – racconta Angelo De Santis, coordinatore regionale del Lazio, associazione nazionale famiglie numerose – non ci ha né offesi né contrariati. Le sue parole sono state manipolate e interpretate in modo diabolico dai mass media alla ricerca di uno scoop giornalistico. Il Pontefice si riferiva chiaramente alla enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, la quale introduce il tema della paternità responsabile, cioè la possibilità di allontanarsi dal concepimento dei figli in modo naturale laddove sussistano gravi motivi (come malattie o indigenza) pur senza dare un tempo preciso. Francesco sapeva benissimo quello che diceva e noi pure”.
“Tant’è – prosegue – che nell’udienza privata che ci ha concesso il 28 dicembre ha definito le famiglie numerose la cellula più vitale della società e ci ha incoraggiati ad andare avanti nella nostra attività e apertura alla vita. Dato che non possiamo pensare che il Papa abbia cambiato versione dopo due settimane ci sembra ovvia la distorsione di quanto ha detto durante il viaggio nelle Filippine. L’unica cosa che possiamo consigliare al Santo Padre, conoscendo la malizia di molti organi di informazione, spesso contrari alle questioni legate alla famiglia naturale, è di usare più prudenza quando parla con loro. Lo diciamo umilmente perché non siamo noi a dover dire al Papa quello che deve fare. Ma il rischio è che alla gente possa arrivare un pensiero diverso dal suo”.
Agostino e Chiara invece, 34 anni lui 31 lei, sono marito e moglie appartenenti al Cammino Neocatecumenale in un parrocchia della periferia di Roma. Due giovani come tutti gli altri, che giungono a sposarsi nel 2007, dopo anni di fidanzamento burrascoso, e vissuto con molta libertà, non nella castità: la svolta per entrambi è nel 2005 alla Giornata mondiale della Gioventù di Colonia dove finalmente accolgono una Parola d’Amore e di vita per il loro fidanzamento: da lì il loro rapporto è cambiato profondamente.
Ora all’ottavo anno di matrimonio, oltre a testimoniare la gioia di amarsi, hanno ricevuto da Dio otto figli ed uno di loro, morto prematuramente, è già in Cielo. Agostino di fronte alle parole del Papa di un mese fa, si dice infastidito da come la stampa abbia “traviato” quanto detto dal Pontefice, parole che in realtà si poggiano sul fermo deposito del Magistero, lo stesso sul quale lui e la moglie Chiara hanno basato il loro matrimonio: la paternità responsabile e l’apertura alla vita, doni questi che hanno ricevuto proprio vivendo in seno alla Chiesa, precisamente in una comunità neocatecumenale. “Riguardo la paternità responsabile – dice Agostino – ritengo che sia frutto del vivere in seno alla Chiesa, ti aiuta a vedere che Dio è Dio veramente, e a capire che a fondamento di tutto c’è la fede. Si sperimenta la Provvidenza che non fa mancare nulla. L’apertura alla vita connessa alla paternità responsabile, non è allora questione di fare molti bambini ma aprirsi alla volontà di Dio che sa quando e quanti piccoli donare ad una famiglia”.
“Senza dubbio le parole del Santo Padre in un primo momento hanno destato sconcerto – afferma infine Andrea Acali, vaticanista del quotidiano romano Il Tempo e padre di 7 figli, cooperatore dell’Opus Dei –. Ma alla fine penso che Papa Francesco abbia espresso un concetto condivisibile con parole non corrette (e in qualche caso forzatamente male interpretate). Del resto, lui stesso ha “aggiustato il tiro” già due giorni dopo durante l’udienza del mercoledì. E il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Becciu, in un’intervista ad Avvenire, ha parlato del dispiacere del successore di Pietro per il disorientamento causato alle famiglie numerose. Mi sembra di poter dire che il caso è chiuso, se mai è stato aperto… Basta andarsi a rileggere quanto detto lo scorso 11 febbraio, nell’ambito della bellissima catechesi che sta svolgendo sulla famiglia, in cui ha tra l’altro ricordato che “i figli sono la gioia della famiglia e della società”. Più chiaro di così…