I benefici del mangiare in compagnia

Due studi hanno evidenziato i benefici sia sulla salute fisica sia su quella psichica del mangiare insieme. Il benessere parte dalla tavola

Foto di Toa Heftiba su Unsplash

Mangiare in compagnia fa bene alla salute, riduce lo stress e rafforza i legami familiari. È quanto emerge da due recenti studi che sono stati presentati a Milano in occasione del nuovo appuntamento del ciclo di incontri “Let’s Talk About Food & Science” promosso dal Gruppo Barilla.

La prima ricerca…

Una delle ricerche, realizzata dall’Università del Minnesota e pubblicata sulla rivista “Family, System and Health”, ha evidenziato in particolare che chi mangia più spesso in compagnia dichiara di essere meno stressato – specie tedeschi e italiani – e, a fine pasto, di avere un umore migliore per il resto della giornata, soprattutto americani e tedeschi. Inoltre, sono state riscontrate correlazioni positive significative tra la frequenza dei pasti condivisi e il rafforzamento dei legami sociali. Le tavole, secondo quanto emerge dallo studio, sono sempre più digitali: il 20% degli italiani condivide sui social media foto del pasto, tanto quanto gli americani e più spesso dei tedeschi, un’abitudine tollerata dai commensali purché non ci si intrattenga in videocall o telefonate.

… e la seconda

Un’ulteriore riprova della correlazione positiva tra convivialità e una inferiore prevalenza di malattie cronico-degenerative, e maggiore benessere psicologico e longevità arriva dalla seconda ricerca, italiana, realizzata dalla nutrizionista dell’Università di Bari Elisabetta Bernardi e il professore associato di Nutrizione umana dell’Università di Padova Francesco Visioli e pubblicata sulla rivista “Nutrition Research”, secondo la quale l’analisi delle risposte infiammatorie, dei livelli di pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e dei livelli di cortisolo evidenziano una relazione diretta tra felicità, salute e longevità, seppur i meccanismi che regolano una tale relazione non siano ancora del tutto chiari. Dei due studi hanno parlato nei giorni scorsi Elisabetta Bernardi, Francesco Visioli e Vincenzo Russo, professore ordinario di Psicologia dei consumi e neuromarketing dell’Università Iulm.

Fonte Ansa