“Non c’è alcun segnale di attività imminenti da parte della Corea del Nord”. Il Pentagono non crede alla possibilità di un attacco della Corea del Nord alla base americana di Guam entro Ferragosto. Almeno ufficialmente. Perché se da una parte la Difesa Usa ha ridimensionato la voce circolata in queste ore, dall’altra Donald Trump ha convocato un tavolo sulla sicurezza a Bedminster (New Jersey) con i suoi più stretti consiglieri.
Riunione
Al briefing hanno partecipato hanno partecipato, tra gli altri, gli ex generali H.R. McMaster e John Kelly, rispettivamente consigliere per la sicurezza nazionale e capo dello staff della Casa Bianca. Presente anche il vicepresidente Mike Pence che poi ha pranzato con Trump: la prima volta dopo le voci – seccamente smentite – di una possibile candidatura di Pence alla presidenziali del 2020. All’ordine del giorno Kim Jong-un e il suo regime, percepiti ora come la più seria minaccia alla pace e alla stabilità, non solo in estremo oriente ma nel mondo intero. Specie dopo l’ultimo scambio di frecciate a distanza sull’asse Washington-Pyongyang, con Trump che ha paventato l’ipotesi di una ritorsione nucleare in caso di attacco alle istallazioni militari statunitensi, e la Repubblica Popolare che ha replicato, bollando come “sciocchezze” le affermazioni di Trump, definito come persona “priva di ragione”, con cui bisogna usare la “forza assoluta”.
Giappone in allarme
Sul Pacifico, però, la crescente tensione si avverte. E gli alleati degli Usa in quella zona del globo percepiscono la minaccia come reale e vicina, troppo. Non solo la Corea del Sud, ma anche il Giappone. Il neo ministro della Difesa nipponico, Itsunori Onodera, in Parlamento ha detto che il Sol Levante è in condizione di intercettare e abbattere i missili che la Corea del Nord potrebbe lanciare contro Guam. Tokyo, ha assicurato il portavoce del governo Yoshihide Suga, terrà la massima vigilanza sulla vicenda perchè “non possiamo tollerare un così chiaro atto provocatorio per la sicurezza della regione e della comunità internazionale, incluso il nostro Paese”.
Autodifesa collettiva
Onodera ha osservato che l’attacco al territorio americano di Guam romperebbe anche la carica della deterrenza Usa nei confronti di azioni ostili verso il Giappone. Uno scenario di gravità ed emergenza che metterebbe a rischio l’esistenza stessa della nazione nipponica: per questo, Tokyo potrebbe esercitare il diritto di “autodifesa collettiva” nella interpretazione sposata dal Parlamento pochi anni fa, mettendo in campo i sistemi antimissile Aegis. Quindi, la reazione non solo per un atto contro il Giappone, ma anche verso un alleato.
Vigilanza
I quattro missili che Pyongyang starebbe di lanciare dovrebbero seguire la traiettoria per Guam tagliando lo spazio aereo delle prefetture nipponiche di Shimane, Hiroshima e Kochi. Suga, in conferenza stampa, ha assicurato che saranno “tenute la massima sorveglianza e vigilanza in modo da poter prendere tutte le possibili azioni per fronteggiare qualsiasi situazione”. Un passaggio importante è il vertice 2+2 di Washington del 17 agosto che riunirà i ministri degli Esteri e della Difesa di Usa e Giappone.