Dopo la gravissima esplosione verificatasi nel porto di Beirut lo scorso 4 agosto il Libano sta sprofondando in una crisi economica e sociale senza precedenti tanto che il Prodotto Interno Lordo del Paese dei Cedri ha avuto – dal 2018 ad oggi – una decrescita di quasi quaranta punti percentuali, passando dai 55 miliardi di dollari fatti registrare due anni fa ai 33 miliardi di dollari attuali, ciò ha provocato una povertà diffusa ed una contestuale carenza di lavoro, cibo ed altri generi di prima necessità.
Garantire le cure mediche essenziali risulta è molto difficile
Tanto premesso, negli ultimi giorni, a causa della ulteriore svalutazione della lira libanese che in due anni ha perso oltre il 90% del suo valore, la crisi si è ulteriormente acuita tanto che, negli ospedali locali, risulta molto difficile compiere gli interventi medici considerati essenziali, quali ad esempio gli accessi al pronto soccorso per patologie in stato acuto ed anche l’effettuazione della dialisi. Oltre a quanto precedentemente esemplificato, i medicinali stoccati al porto di Beirut da settimane non vengono consegnati agli ospedali perché le case farmaceutiche sono in attesa di ricevere i relativi pagamenti dallo Stato e questo sta rendendo molto difficile anche la cura di semplici patologie.
E’ necessario agire con tempestività
Il quadro della situazione precedente tratteggiato è reso ancora più grave dalla mancanza di greggio essenziale per far funzionare le centrali elettriche e fornire energia, tanto che l’Iraq si è reso disponibile a donare un milione di tonnellate di combustibile. In ultima istanza, vista la gravità della situazione, Papa Francesco in proficua sinergia con i principali esponenti delle comunità cristiane locali, ha auspicato una soluzione tempestiva di questa preoccupante e perdurante crisi.