Ritrovarsi per strada, senza soldi né lavoro, senza nessuno che possa aiutarti: un incubo per chiunque. Di “senza tetto”, nelle vie del mondo, ne troviamo a migliaia: tirare dritto, ignorando le loro richieste di aiuto, è la prassi più comune. Eppure, alcune di queste persone “invisibili” ai nostri occhi, hanno trovato la forza e la capacità di rialzare la testa, di riscattarsi da una condizione di impotenza e disprezzo sociale: lo hanno fatto grazie al giornalismo.
Può sembrare paradossale che, in un mondo accusato spesso di speculare sulle tragedie, siano proprio i protagonisti di quelle tragedie ad impossessarsi dello strumento della parola: riprendendo la capacità di esprimersi, di raccontare la propria storia per fare opinione. Sono partiti con una web tv, progetto sostenuto allora dalla Caritas, e un’idea che sembrava ai più “ridicola”: formare una redazione di professionisti senza fissa dimora, che trattasse argomenti vicini alla gente ed esprimesse il punto di vista degli “ultimi”.
In sei anni, Telestrada è diventata una realtà ben radicata a Catania: infrangendo limiti e barriere sociali, scardinando i luoghi comuni, puntando l’attenzione su storie che parlino di riscatto. “Quando anni fa sono stata chiamata per avviare questo progetto non avevo idea di come comportarmi”, racconta a In Terris Gabriella Virgillito, direttrice del giornale. “Ero piena di pregiudizi e pensavo che avrei trovato persone con cui sarei dovuta partire dalle regole più elementari. Invece sono rimasta molto sorpresa nello scoprire una redazione di persone variegata e fertile di idee. Bisogna solo avere la mente aperta e non porsi il limite della nostra personale realtà”.
Gabriella ci racconta che la finalità del progetto non è solo quella di fare del buon giornalismo locale, con un punto di vista alternativo, proprio di chi non ha una casa e vive fra mille difficoltà: l’obiettivo a lungo termine è il riscatto personale e sociale. La storia di Wolf è emblematica: nei pressi della redazione di Telestrada Press, lo conoscono tutti. Un passato in strada lo aveva relegato ai margini della vita: avvicinandosi a questo mondo, ha trovato la via per uscire dall’impotenza di una vita da clochard. Anche Marina, che ha subito le violenze della strada in misura anche maggiore rispetto ai senza tetto di sesso maschile, è entrata nel progetto con poche aspettative: adesso è riuscita a trovare un lavoro, una casa e si è fatta una famiglia.
Dopo le soddisfazioni professionali ricevute, compreso un premio come miglior micro web tv, la redazione catanese si è da poco trovata senza più i finanziamenti del progetto: ma ha deciso di lottare comunque per andare avanti e provare a far sopravvivere una realtà così importante.Hanno quindi trasformato la tv in un giornale locale e inaugurato anche un servizio di invito alla lettura per le scuole: con La Pina, l’ape cross regalata loro da un benefattore, girano per gli istituti catanesi, stimolando i ragazzi ad avvicinarsi al mondo della lettura e del giornalismo.
Far sentire la propria voce, in una situazione di marginalità, può servire a molto: Telestrada Press è più di un semplice lavoro. “Avere delle regole, degli orari precisi, delle responsabilità – ha spiegato Gabriella – ma soprattutto avere la fiducia di persone che contano su di te: questo è la vera forza del progetto”. Grazie alla parola, i senza tetto catanesi hanno trovato il modo di dire: “io esisto: il mio punto di vista ha valore”. In un mondo di giornalisti “senza scrupoli”, sono proprio “gli ultimi” che possono fare la differenza: un vero e proprio schiaffo a cinici e disillusi.