E’ allarme in Giappone, nella prefettura a nord dell’Hokkaido dove si è verificata una moria di pesci. Secondo alcuni ricercatori il fatto non avrebbe nulla a che fare con le operazioni di rilascio dell’acqua trattata dalla centrale nucleare di Fukushima.
Giappone, moria di pesci a Hakodate: si indaga sulle cause
La moria di migliaia di sardine e sgombri sulla costa nella prefettura a nord dell’Hokkaido, in Giappone, il 7 dicembre scorso, non sarebbe collegata al rilascio dell’acqua trattata dalla centrale nucleare di Fukushima. Lo affermano alcuni dei ricercatori giapponesi interpellati dalla emittente pubblica Nhk, sottolineando che non c’è alcuna base scientifica per mettere in relazione l’alta mortalità dei pesci alle operazioni di riversamento del liquido. La scorsa settimana il quotidiano britannico Daily Mail aveva pubblicato un video su TikTok e un articolo sul suo sito web, associando le immagini dei pesci morti lungo la costa della città di Hakodate, con un titolo che richiamava al rilascio dell’acqua nell’oceano deciso dal governo a fine agosto.
L’ipotesi delle cause naturali
Il professore Takashi Fujioka dell’Istituto di ricerca ittica di Hakodate afferma che le stragi di pesci non sono rare e che il branco potrebbe essere stato spinto a riva da predatori come delfini e tonni, o essersi improvvisamente trovato in acque fredde. Fujioka sottolinea inoltre che è improbabile che l’acqua marina proveniente da Fukushima possa raggiungere Hakodate, localizzata a oltre 600 chilometri di distanza, e che non sono state rilevate anomalie nelle sardine catturate nella stessa area. Ken Mori, un funzionario dell’Agenzia ittica del Giappone, condivide lo stesso parere: spiegando che sia l’agenzia che il ministero dell’Ambiente verificano periodicamente la presenza di trizio nell’oceano al largo della costa di Fukushima e diffondono i risultati del monitoraggio – che al momento risultano ben al di sotto degli standard di sicurezza consentiti.
Come funziona il rilascio dell’acqua trattata in mare
Prima di rilasciare l’acqua trattata in mare, l’operatore della centrale, la Tokyo Electric Power, la diluisce per ridurre i livelli di trizio, attualmente a circa un settimo della linea guida dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’acqua potabile. Le operazioni di rilascio dell’acqua si protrarranno per tre decenni, e sono viste dall’esecutivo come un passo fondamentale per lo smantellamento della centrale colpita dal catastrofico terremoto del marzo del 2011 e dal successivo tsunami, con il conseguente rilascio delle radiazioni.
Fonte Ansa