Per il capo della polizia israeliana (ad interim) Benzi Sau, l’intervento degli agenti nella Spianata delle Moschee ha ”salvato vite umane”. Per Hussam Badran, invece, un dirigente di Hamas, “i continui attacchi alla moschea al-Aqsa mettono i palestinesi di fronte ad una situazione esplosiva nei confronti dell’occupazione israeliana”. Bastano queste due letture, diametralmente opposte, per far capire quanto la tensione tra israeliani e palestinesi sia tornata nuovamente a livelli di guardia.
La causa di questa escalation? Gli scontri che si sono verificati sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme. Secondo il portavoce della polizia israeliana, gli agenti avrebbero fatto irruzione dopo che alcuni manifestanti di origine palestinese avrebbero lanciato delle bottiglie molotov e alcuni petardi. Alla fine, almeno 110 palestinesi sono rimasti feriti o intossicati dai lacrimogeni usati dalla polizia.
“Non è accettabile che facinorosi musulmani, barricatisi di notte, trasformino quel posto a loro piacimento in una zona di combattimento”, ha dichiarato il ministro della sicurezza Gilad Erdan, il quale ha comunicato anche il ritrovamento di alcuni ordigni esplosivi nella zona.
Per il ministro, i fatti accaduti “obbligano a riesaminare le misure relative all’ingresso nella Spianata – ed ha aggiunto – che si tratta di gesti estremamente gravi che infrangono in maniera sfacciata lo status quo nel posto”. Il ministro ha inoltre dichiarato che saranno presi dei provvedimenti per fare luce sull’accaduto e che questi incidenti non passeranno “sotto silenzio”.
Gli scontri sono avvenuti alla vigilia del capodanno ebraico che comincerà domenica sera e termina martedì. La Spianata delle Moschee, chiamata dagli ebrei Monte del Tempio, è il luogo più sacro per la religione ebraica e il terzo più sacro – dopo La Mecca e Medina – per quella islamica. Scontri di questo genere, tra polizia israeliana e palestinesi, sono molto frequenti, soprattuto in prossimità di importanti festività ebraiche. Soltanto ai musulmani è consentito pregare sulla Spianata delle Moschee, mentre agli ebrei non è concesso, possono solo visitarla senza svolgere cerimonie religiose al suo interno.
Israele spesso impone delle limitazioni ai palestinesi che vogliono visitare la Spianata, vietando ad esempio l’accesso ai maschi sotto i 50 anni. Gli ultimi scontri si sono verificati lo scorso luglio, quando secondo la polizia israeliana alcuni centinaia di giovani palestinesi vi si erano radunati per attaccare i molti visitatori ebrei che si sarebbero recati per celebrare il Tisha B’Av, ossia la commemorazione della distruzione del tempio di Gerusalemme. Prima ancora, nel novembre del 2014, la polizia aveva fatto irruzione nel Monte del Tempio per disperdere un gruppo di palestinesi che, secondo gli israeliani, si preparava a lanciare sassi contro una manifestazione religiosa ebraica che si sarebbe svolta il giorno successivo al Muro del Pianto.
In un comunicato, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha garantito che il Paese agirà “con tutti i mezzi a sua disposizione per mantenere lo status quo e l’ordine pubblico al Monte del Tempio, nel “dovere di agire contro quelli che violano la legge, allo scopo di preservare la libertà di culto”.
Unico spiraglio di luce sembra essere, il dialogo con la Santa Sede, che entrambe le fazioni tengono aperto. “L’accordo bilaterale con Israele è definito in tutti i suoi aspetti e noi siamo pronti”, ha dichiarato monsignor Giuseppe Lazzarotto, nunzio in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, in un’intervista al Servizio Informazione Religiosa. “Ci sono alcuni dettagli tecnici sui quali il Governo israeliano e i suoi dipartimenti interessati devono decidere. Ciò rende più lungo l’iter che, va detto, risente anche dei cambiamenti politici come le elezioni recenti e la formazione del nuovo Governo. Lazzarotto ha anche ricordato la recente firma dell’Accordo con lo Stato di Palestina: “La motivazione forte per questa firma – ha dichiarato – è stata il convincimento che potrebbe contribuire a identificare nuovi percorsi per arrivare a quella pace in Terra Santa che tutti desideriamo vedere stabilita qui in maniera forte, sicura e seria per tutti”.