Sarebbe dovuto tornare operativo domani, sabato 3 agosto, il gasdotto Nord Stream che Gazprom aveva fermato per lavori di manutenzione, ma è stato riscontrato un nuovo guasto e il trasporto di gas è stato fermato completamente. Nella giornata di oggi, intanto, i ministri delle finanze del G7 hanno approvato il piano di fissare un tetto al prezzo del petrolio russo, riporta l’agenzia Bloomberg.
I guasti del gasdotto
L’azienda russa ha individuato alcune perdite di olio nel corso dei lavori di manutenzione in corso alla stazione di compressione di Portovaya. “I guasti e danni individuati – spiega Gazprom sul suo canale Telegram – non consentono una operatività sicura ed esente da problemi del motore della turbina”. Per questa ragione “il trasporto di gas” è stato “completamente fermato”.
Michel: “L’Ue è determinata”
“La mossa di Gazprom purtroppo non è una sorpresa. L’uso del gas come arma non cambierà la determinazione dell’Unione europea. Accelereremo il nostro percorso verso l’indipendenza energetica”. Lo scrive in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Il nostro dovere è proteggere i nostri cittadini e sostenere la libertà dell’Ucraina”, ha poi aggiunto Michel. Oggi Gazprom ha fatto sapere che Nord Stream, il gasdotto principale per il trasporto del gas russo verso l’Europa occidentale, domani non ripartirà, com’era invece previsto dopo tre giorni di manutenzione.
Siemens
Una perdita di olio non costituisce una ragione tecnica sufficiente a giustificare la chiusura del gasdotto Nord Stream e quindi l’interruzione di fornitura di gas alla Germania e all’Europa da parte della russa Gazprom: lo dichiara il colosso tedesco Siemens, che costruisce le turbine che permettono al gasdotto di funzionare. “Perdite di questo tipo normalmente non hanno effetto sull’operatività di una turbina e possono essere sigillate sul posto”, dice Siemens in un comunicato. “Riscontrare un problema di questo tipo – si legge ancora – non costituisce una ragione tecnica per fermare il funzionamento” del gasdotto.
Price cap sul petrolio russo
I ministri delle finanze del G7 hanno approvato il piano che prevede di fissare un tetto al prezzo del petrolio che proviene dalla Russia, riporta l’agenzia Bloomberg. “Confermiamo la nostra comune intenzione politica di finalizzare e attuare un divieto globale di servizi che consentono il trasporto marittimo di petrolio russo e prodotti petroliferi a livello globale”, spiegano i ministri in un comunicato. “La fornitura di tali servizi sarà consentita solo se il petrolio sarà acquistato al prezzo fissato o al di sotto di tale prezzo (“price cap”) determinato da un’ampia coalizione di Paesi che aderiscono al tetto e lo attuano“, prosegue il comunicato. L’intenzione dei ministri è attuare il tetto in linea con la tempistica delle sanzioni dell’Unione europea sul petrolio russo che partono il 5 dicembre. Per il momento i ministri non fissano i confini del tetto, che verrà fissato da tutta la coalizione che lo applicherà, sulla base di input tecnici. “Il prezzo sarà comunicato pubblicamente in modo chiaro e trasparente”, concludono i ministri.