Caos politico in Francia, dopo che i Républicains hanno deciso per l’espulsione del loro presidente, Eric Ciotti. Una scelta che sta facendo discutere, sia per le ragioni che l’hanno provocata (la decisione di Ciotti di unirsi a Marine Le Pen) che per il momento storico, viste le elezioni indette da Macron. Il leader dei Républicains, a ogni modo, rivendica la legittimità della propria nomina e i presunti vizi della sua rimozione: “Io sono e resto presidente”.
Républicains, rimosso Ciotti
L’ufficio politico dei Républicains ha deciso l’espulsione del presidente Eric Ciotti dopo la sua decisione di allearsi con il partito di estrema destra di Marine Le Pen. Lo ha appreso Bfm TV da fonti informate vicine alla riunione. La riunione di un ufficio esecutivo straordinario si è tenuta al Museo Sociale, un centro di ricerca a circa 500 metri dalla sede del partito dei Républicains, chiusa con un lucchetto per ordine dell’ormai ex presidente Eric Ciotti, che – come annunciato in mattinata – non ha partecipato alla riunione, contestando il mancato rispetto delle procedure.
La votazione
L’espulsione di Ciotti è stata votata all’unanimità dall’ufficio politico dei Républicains. La guida del movimento erede dei gollisti è stata affidata ad interim alla segretaria generale Annie Genevard e al capolista alle europee, François-Xavier, si legge nel comunicato ufficiale. “I Républicains presenteranno candidati ai francesi nella chiarezza e nell’indipendenza” per le elezioni legislative, ha detto la Genevard al termine della riunione, mentre la Commissione nazionale per le investiture “è stata confermata nella sua forma attuale”, precisa il comunicato.
Ciotti: “Sono e resto presidente”
“Io sono e resto il presidente della nostra formazione politica, eletto dagli iscritti” ha ribadito Eric Ciotti in risposta. “La riunione di oggi pomeriggio si è svolta in violazione flagrante del nostro statuto – ha scritto in un comunicato – nessuna delle decisioni prese in questa riunione comporta conseguenze legali. Ma può avere conseguenze penali”. Dello stesso parere sembrano essere alcuni esperti, secondo i quali l’ufficio politico non può destituire Ciotti in sua assenza, ma solo escluderlo e ritirargli la tessera di aderente.
La decisione dei Républicains
Fra i primi ad arrivare alla riunione sono stati alcuni alti dirigenti del partito, da Valérie Pecresse a Gérard Larcher, a Laurent Wauquiez. Il deputato Aurélien Pradié, fra i più agguerriti al punto da invocare, stamattina, un’evacuazione di forza di Ciotti dal suo ufficio, ha dichiarato che “non c’è più niente di normale” in questa situazione: “abbiamo fino a domenica per la commissione di investitura – ha aggiunto – chiameremo tutti un’ambulanza, anche Jordan Bardella, per farlo uscire da quell’ufficio”.
Le motivazioni
“Non c’è posto per i traditori, per i golpisti” ha detto da parte sua la presidente della regione Ile-de-France, Valérie Pecresse. Per Xavier Bertrand, Ciotti “non ha il senso dell’onore, ma quello del tradimento. E abbiamo capito che non ha neppure il senso del coraggio“. Ciotti, in mattinata, aveva ordinato la chiusura della sede dei Républicains, ordinando a tutti i dipendenti di lasciare gli uffici entro mezzogiorno. Una decisione contestata dagli stessi impiegati. “È impazzito, io resto” ha dichiarato infatti un dipendente di alto livello.
Fonte: Ansa