Accompagnato dai patriarchi ortodossi Bartolomeo e Hieronimos, Papa Francesco è arrivato al “Moria Refugee Camp”, il campo profughi che ospita circa 2.500 richiedenti asilo, provenienti soprattutto dalla Siria, ma anche da altri Paesi del Medio Oriente come Afghanistan e Iraq. “Andiamo a incontrare la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale”, ha detto il Pontefice ai giornalisti che lo hanno accompagnato sul volo da Fiumicino a Lesbo.
“Questo è un viaggio diverso dagli altri, è un viaggio segnato dalla tristezza”, ha aggiunto. “Negli altri viaggi andiamo ad incontrare la gente, c’è la gioia – ha aggiunto -. Questo viaggio è triste. Andiamo a vedere tanta gente che soffre e non sa dove andare. Non lo dico per amareggiare ma perché possiate con il vostro lavoro trasmettere lo stato d’animo” con il quale affronto la visita.
Al suo arrivo a Mytilene, Papa Francesco è stato accolto dal premier greco Alexis Tsipras, con il quale si è intrattenuto per un colloquio privato. “Ringrazio sua eccellenza dell’accoglienza. Prima di tutto sono venuto per ringraziare il popolo greco per la sua generosità – ha detto il Papa al premier ellenico -. La Grecia è culla di civiltà e si vede che continua a dare un esempio di umanità e a mostrare coraggiosamente questa generosità”.
Nel corso dell’incontro fra papa Francesco e il primo ministro della Grecia Alexis Tsipras, “il principale argomento di conversazione è stato la crisi dei rifugiati e dei migranti e più in particolare la situazione sull’isola di Lesbo”. E’ quanto ha riferito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. “E’ stato sottolineato che la crisi dei rifugiati è un problema europeo e internazionale che richiede una risposta comprensiva che rispetti le leggi europee ed internazionali”, spiega ancora il portavoce della Santa Sede. Il Papa “ha apprezzato l’atteggiamento umano del popolo greco, che nonostante la dura situazione economica ha dimostrato solidarietà e dedizione ai valori universali”. Inoltre, “è stata sottolineata la necessità di proteggere le persone dal rischiare la vita attraversando il Mare Egeo e il Mediterraneo, combattendo le reti del traffico delle persone umane, escludendo le rotte pericolose e sviluppando procedure sicure di stanziamento in Europa”.