Un uomo di 28 anni di origine albanese e senza fissa dimora si è tolto la vita, per impiccagione, nella notte nel penitenziario di Forlì. Lo rende noto il Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri: il giovane era stato portato ieri pomeriggio in cella a seguito di un ordine di carcerazione per scontare una condanna definitiva di due anni. Si tratta – viene evidenziato – del settimo suicido in carcere in Emilia-Romagna nel 2022. Nei primi otto mesi dell’anno, secondo il rapporto dell’associazione Antigone presentato recentemente, sono stati 59 i sucidi in carcere, più che in tutto il 2021 (57).
Cavalieri: “Fenomeno suicidario grave e minaccioso”
“Davanti a tragedie come queste – osserva Cavalieri – bisogna reagire con tutti gli strumenti possibili, per cercare di contrastare un fenomeno che si presenta sempre più grave e minaccioso. Anche le amministrazioni locali sedi di carceri – prosegue – devono contribuire al contrasto del fenomeno suicidiario per i detenuti, nominando i garanti dove ancora mancano, provvedendo prima di tutto all’adozione degli atti per il riconoscimento di questa figura di garanzia“.
I numeri
Nei primi otto mesi del 2022, 59 persone si sono tolte la vita in carcere, più di una ogni quattro giorni, 15 nel solo mese di agosto, ossia uno ogni due giorni. Lo segnala Antigone, che torna a chiedere attenzione sul fenomeno, che ha avuto quest’anno una “preoccupante accelerazione”. A due terzi dell’anno in corso, è già stato superato il totale dei casi del 2021, pari a 57 decessi. “I numeri di quest’anno generano un vero e proprio allarme, non avendo precedenti negli ultimi anni. Non è facile trovare delle spiegazioni. Non è neanche facile trovare delle soluzioni. Sappiamo anche che la vita carceraria è dura, genera sofferenza, esprime solitudini, produce desocializzazione e malattie. Va fatto tutto il possibile per modernizzarla, renderla più a misura di donna o uomo, per ridurre la distanza tra il dentro e il fuori”, è l’appello. “Ogni caso di suicidio ha una storia a sé, fatta di personali sofferenze e fragilità, ma quando i numeri iniziano a diventare così alti – sottolinea Antigone – non si può non guardarli con un’ottica di insieme”. Da qui l’idea di un dossier con i numeri da porre all’attenzione della politica e dei cittadini. Nel 2020, con 61 che si sono tolte la vita in carcere, il tasso di suicidi era pari a 11 casi ogni 10.000 persone detenute, registrando il valore più alto dell’ultimo ventennio. Nel 2022, il valore sembra destinato a crescere. Fuori dagli istituti di pena, con 0,67 casi di suicidi ogni 10.000 abitanti, l’Italia è in generale considerato un paese con un tasso di suicidi basso, secondo di dati dell’Oms, ben inferiore ad altre realtà europee come la Francia (1,38); la Germania (1,23); la Polonia (1,13); la Romania (0,97); la Spagna (0,77); e il Regno Unito (0,79). Secondo gli ultimi dati del Consiglio d’Europa, l’Italia si colloca invece al decimo posto tra i paesi con il più alto tasso di suicidi in carcere, ben 16 volte maggiore rispetto alla società esterna. Delle 59 persone che si sono tolte la vita in carcere, quattro erano donne. Un numero alto, visto che la popolazione detenuta femminile rappresenta solo il 4,2% del totale. Nel 2020 solo una donna si era levata la vita in carcere, nel 2019 nessuna. L’età media delle persone che si sono tolte la vita è di 37 anni. La fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni, con 21 casi di suicidi. Segue quella dei più giovani, con 16 casi di suicidi commessi da ragazzi con età comprese tra i 20 e i 29 anni. Quello di origine straniera sono 28, ossia il 47,5% dei casi, molti di più delle presenze straniere, che sono meno di un terzo.
Fp-Cgil Forlì
Dopo la morte del ragazzo detenuto, che questa notte si è impiccato in cella nel carcere di Forlì, le segretarie generali della Cgil di Forlì e della Fp-Cgil di Forlì tornano a denunciare la mancanza di risposte sul fenomeno dei suicidi all’interno dei penitenziari italiani. “Il tema riguarda tutto il Paese, ma è innegabile che a Forlì, come denunciamo da anni, la situazione sia particolarmente aggravata da una struttura obsoleta e da una carenza endemica del personale“, denuncia Daniela Avantaggiato segretaria generale della Fp-Cgil forlivese. “Si tratta drammaticamente di una tragedia annunciata – osserva – da anni il personale denuncia la necessità di aumentare gli organici, inoltre è evidente che la struttura del carcere di Forlì non sia mai stata adeguata e lo sarà sempre meno”. A tale riguardo, aggiunge Maria Giorgini, segretaria generale della Cgil di Forlì “il progetto per la costruzione del nuovo carcere, che sarebbe dovuto terminare dieci anni fa, è nei fatti un’opera incompiuta, le denunce pubbliche sono molteplici, dalla stessa direzione del carcere, l’ultima del 25 luglio di quest’anno dove la direttrice denunciava la mancanza di 30 agenti, come anche gli interventi delle istituzioni locali e di diverse forze politiche sul tema organici come sullo sblocco del nuovo carcere, ma le risposte sono sempre tardive e insufficienti , per questa ragione tutti si devono sentire responsabili e tutti a partire dal ministero devono sapere di non aver fatto abbastanza”.