“Non è una sentenza nata sull’emozione, non sull’onda dell’opinione pubblica e non vuole essere un segnale, ma si fonda su fatti legali”, ha detto il giudice del tribunale di Minneapolis, nello Stato del Minnesota, riguardo la sentenza di condanna a ventidue anni e mezzo inflitta all’ex agente di polizia Derek Chauvin per omicidio di secondo grado per la morte di George Floyd, il cittadino afroamericano soffocato da una presa al collo durante un fermo il 25 maggio 2020. L’uomo era stato fermato con l’accusa di smerciare una banconota falsa.
“Non conosco tutti i dettagli ma la condanna sembra appropriata“, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
La decisione, non abbastanza alta per l’accusa – i procuratori avevano chiesto una condanna a trent’anni – e più severa di quella chiesta dalla difesa, pena lieve o libertà condizionata, scrive Agi, sarebbe stata accolta dalle centinaia di persone fuori dal tribunale con degli slogan contro la polizia
Nove minuti
Secondo la ricostruzione dei fatti, Chauvin avrebbe tenuto il proprio ginocchio premuto sul collo dell’afroamericano, tenendolo steso, a pancia in giù e ammanettato, per nove minuti. “Nove minuti e mezzo di brutalità”, ha detto il procuratore Matthew Frank nel suo intervento in tribunale.
Floyd avrebbe chiesto all’agente di lasciarlo respirare, il noto “I can’t breathe” che in seguito è diventato uno slogan di manifestazioni e un hashtag sui social. L’episodio venne filmato e il video diffuso messo in rete.
L’ex agente
Prima dell’udienza, Chauvin si era visto respingere la richiesta che venisse ripetuto il processo, a suo giudizio “ingiusto e imparziale”. Nel suo intervento in aula, l’ex agente, attualmente detenuto nel carcere di Stillwater, ha detto: “Voglio porgere le mie condoglianze alla famiglia Floyd. Ci saranno informazioni interessanti in futuro, e spero possano darvi un po’ di pace”. Lo riferisce Agi.
Sempre l’agenzia scrive che, secondo la legge dello Stato del Minnesota, Chauvin dovrà scontare i primi quindici anni di carcere, poi potrà chiedere di misure alternative per scontare i sette anni e mezzo restanti.
Questione presa sul serio
“La sentenza emessa oggi contro l’agente di polizia di Minneapolis che ha ucciso mio fratello George Floyd mostra che la questione della brutalità della polizia viene finalmente presa sul serio“, ha detto Bridgett Floyd, sorella di George Floyd e fondatrice della George Floyd Memorial Foundation. Lo scrive LaPresse. “Tuttavia, abbiamo una lunga strada da percorrere e molti cambiamenti da apportare prima che gli afroamericani e i latini si sentano finalmente trattati in modo equo e umano dalle forze dell’ordine in questo paese”, ha aggiunto la donna.