Giù il sipario e fine dei Giochi. Si chiude l’Olimpiade di Parigi con l’enfasi azzurra. Quaranta medaglie, eguagliata Tokyo 2021, ma con un pizzico di rammarico per qualche medaglia lasciata per strada. Vuoi per qualche decisione arbitrale controversa, vuoi per qualche centesimo di secondo. Quaranta medaglia sono tante, valgono il nono posto nel medagliere con due ori in più rispetto all’edizione giapponese. L’Italia a Parigi ha scritto pagine indelebili della sua storia. L’oro ha un sapore meraviglioso, ma è innegabile che proprio l’ultima abbia un sapore particolare. Quella dell’Italvolley femminile che ci ha riempito il cuore d’orgoglio perché mai era accaduto nella storia della pallavolo femminile. Come le splendide medaglie portate a casa dalla ginnastica che ha dimostrato che con sudore e passione, si possono superare tutti gli ostacoli.
Talento e sfortuna
Dispiace per Jacobs, uscito però a testa alta in una finale dei 100 indescrivibile, dove tutti e otto gli atleti hanno abbattuto il muro dei dieci secondi. Marcell ci ha provato, ha lottato, ma non sarà una mancata medaglia a toglierci dagli occhi la bellezza di un atleta straordinario. Come lo è Paltrinieri, da apprezzare per una Olimpiade sempre in prima linea. e che per ultimo ha portato il tricolore nella cerimonia di chiusura. Maggiormente dispiace per Gimbo Tamberi, il nostro portabandiera, battuto dalla sfortuna, da un calcolo renale che tra una settimana non avrebbe fatto danni, ma che lo ha colpito a poche ore di scendere in pedana per il salto. Gli è mancato lo slancio e la forza, e le sue lacrime sono intrise di profonda amarezza.
Italia, una pagina di sport
Dispiace per il Settebello, vittima di arbitri e Var che hanno tagliato fuori l’Italia dalla corsa ad una medaglia che avrebbe meritato. In finale c’è arrivata la Croazia, strabattuta dagli azzurri nel girone. Bravi e brave a tutti gli azzurri, a quel tricolore indossato con onore, per portare in alto la spedizione italiana. Ci sono riusciti portando a casa un risultato straordinario. Il futuro è azzurro, la nostra bella gioventù è la colonna sonora di una spedizione che è solo al punto di partenza. Tra quattro anni ci saremo ancora, magari con altri giovani perché tanti altri battono da vicino a inseguire il sogno olimpico, dove partecipare è già un onore, vincere un orgoglio, tanto per rimanere fedeli alle parole di De Coubertin. L’Italia lascia Parigi con la consapevolezza di aver scritto una pagina indelebile della sua storia, ma il bello deve ancora venire. Grazie di tutto, grazie per averci resi felici e orgogliosi di essere italiani. E soprattutto, non dimentichiamoci di loro, non dimentichiamoci delle lacrime che ci hanno fatto versare nel vedere il tricolore issato sul podio e l’inno di Mameli suonare in tutti gli impianti. Perché è bello essere italiani all’estero, di più quando si vince. Au revoir.