Al fianco della sua Regina ma anche di sua moglie. E per oltre settant’anni. Una figura granitica, un leader silenzioso e anche discreto Filippo di Edimburgo, scomparso alla soglia dei cento anni, lasciando vedova la regina del Regno Unito, Elisabetta II. Testimone della grande rivoluzione sociale del Novecento, dall’infanzia complicata e dalla vita adulta trascorsa accanto a un monumento vivente. Non facile ma l’unico in grado di avere con la Sovrana un rapporto del tutto umano. Anche troppo forse, visto che fu lui a incarnare più di tutti il vento di cambiamento che, inevitabilmente, la monarchia britannica si è trovata ad affrontare nell’ultimo mezzo secolo. Nel bene e anche nello stile meno sobrio degli altri componenti della Royal Family. L’annuncio della sua morte è arrivato con un comunicato di Buckingham Palace. Al dolore della famiglia reale si aggiunge quello del Regno Unito.
It is with deep sorrow that Her Majesty The Queen has announced the death of her beloved husband, His Royal Highness The Prince Philip, Duke of Edinburgh.
His Royal Highness passed away peacefully this morning at Windsor Castle. pic.twitter.com/XOIDQqlFPn
— The Royal Family (@RoyalFamily) April 9, 2021
Filippo, un’infanzia difficile
Una Gran Bretagna che ha visto cambiare, modificarsi. Lui, principe di Grecia e discendente di una nobile casata, tedesca e danese, numero due per una vita. Europeo, fuori canone, personalità spigliata, il suo destino lo aveva accettato da tempo. Quello di una vita tutt’altro che semplice, forgiata da difficili prove affrontate già in giovane età. Come gli anni dell’adolescenza trascorsi nelle umide Highlands di Gordonstoun, o i funerali di sua sorella Cecilia, di suo cognato e dei suoi nipoti, periti in un incidente aereo. Ai quali presenziò a Darmstadt, in una Germania già alle soglie della Seconda guerra mondiale. Ma anche la morte dello zio e mentore, George Mountbatten, ultimo vero legame con il suo cognome e le sue origini.
Principe e consorte
Rivoluzionario fin dal principio, chiese e ottenne di trasmettere (via BBC) il suo matrimonio con Elisabetta II. Coronamento di un rapporto propiziato dallo zio Louis Mountbatten e rafforzato da uno scambio epistolare con la futura sovrana durante gli anni Quaranta. Gli ultimi scampoli di innocenza in una vita matrimoniale che, per oltre settant’anni, lo vedrà consorte e suddito allo stesso tempo. Ma forse l’unico in grado davvero di offrire alla stagionata monarchia britannica qualche barlume di innovazione, a cominciare dalla condivisione con il popolo delle sue nozze. Spirito esuberante, grande sportivo e pilota di aerei, forse fu una figura vicina agli inglesi anche più della sua regina. Anche per i suoi modi più ufficiosi che ufficiali di approcciare al galateo dell’alto rango. E in un Regno Unito che ha tagliato gli ultimi fili con l’Europa probabilmente mancherà molto.