Fase 2, Conte e la ripresa: “Bisogna agire subito”

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A quasi un mese dalla ripartenza, è tempo di bilanci ma solo in parte. Il conteggio complessivo si farà quando l’emergenza coronavirus sarà definitivamente alle spalle e il dibattito politico andrà per forza di cose a riprendersi la scena. Il premier Giuseppe Conte ne sembra consapevole e, in un’intervista al Corriere della Sera, si dice sereno, politicamente parlando, nella gestione del suo lavoro, ora come nei mesi precedenti: “Non mi pare di essere accerchiato più di quanto lo fossi nella prima fase. In tutti questi mesi ho sentito dire in continuazione: Conte cade, Conte cade. Fa parte del gioco, ho imparato a non meravigliarmi. Ma come si vede e si vedrà, non è così”. Il punto, secondo il presidente del Consiglio, è la tempestività degli interventi che ancora mancano (e sono diversi) per mettere a posto il mosaico della ripresa economica: “Non possiamo ritardare il confronto con imprenditori, sindacati, categorie. L’urgenza non nasce da un mio capriccio ma dalla realtà che preme. Bisogna muoversi da subito”.

Maggioranza e confronto

L’urgenza della sfida della ripresa, secondo il premier, necessita non solo di un dialogo proficuo ma anche mirato ad accelerare sui fronti ancora scoperti: “Sento dire che occorre farlo con calma. Ma quale calma? Ci prendiamo qualche giorno per coinvolgere appieno le forze di maggioranza, e lo facciamo. Poi chiamiamolo patto, chiamiamolo confronto. Ma non va rimandato”. Il che, in sostanza, si trasferisce sul piano del dibattito politico, lo stesso che le forze di governo reclamano in un momento in cui anche nella maggioranza sembra avvertirsi qualche segnale di frizione, specie sul dossier Scuola: “La verità è che quando si arriva alla sostanza delle cose, asciugandole dalle polemiche, ci si rende conto che questa maggioranza è composta da partiti responsabili, che capiscono bene quali siano le priorità del Paese”. A ogni modo, secondo il premier “il clima è migliore di quello che sembra. E anche alcune perplessità del Pd sono rientrate“.

Conte, strategia necessaria

Il confronto potrebbe significare Stati generali. Due giorni di discussione, in cui fare il punto della situazione dell’Italia e pianificare la ripartenza attraverso una visione e una strategia concorde. E, nondimeno, capire cosa fare coi fondi europei per organizzare al meglio la ripresa e stabilire un piano d’intervento per le categorie sociali più in difficoltà. Il minimo che ci si aspetta in sostanza. Una strategia che, secondo il premier, non solo è necessaria ora ma “sulla fase del dopo-virus avevo cominciato a prepararla già durante l’emergenza”. Il Pd si è detto d’accordo ma con riserva: “Lo abbiamo proposto noi questo passaggio – ha detto il vicesegretario Andrea Orlando -. L’obiezione è sulla modalità, non ci convinceva l’idea che lunedì si chiamassero gli Stati generali senza prima definire la proposta del governo e dire come vogliamo spendere i soldi dell’Ue”.

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