Si consuma verso notte lo scontro fra governo e Regioni, laddove alla Fase 2 avrebbe dovuto corrispondere un’unità di intenti. Il punto della questione ruota sempre attorno al Dpcm che, in qualche modo, ha deluso chi vive, in Italia, in condizioni meno gravi dal punto di vista della pandemia da coronavirus, tanto da ritenere plausibile iniziare a riaprire. Concretamente. Quello che ha deciso la governatrice della Calabria, Jole Santelli, che quando l’orologio suonava le 22 ha decretato con un’ordinanza la riapertura (a partire da domani) di bar, ristornati, agriturismi e tutte le attività di consumo chiuse dal lockdown anti-Covid. Una mossa che non ha convinto gli amministratori calabresi e che, in qualche modo, va in controtendenza rispetto a quanto affermato pochi giorni fa dalla stessa Santelli, secondo la quale all’allentamento del 4 maggio sarebbe potuto corrispondere un nuovo esodo verso il Sud.
La mossa
“L’ordinanza – spiega una nota della Regione Calabria – prevede misure nuove, al pari di altre regioni e alcune uniche sul territorio nazionale; tutte parlano il linguaggio della fiducia. Poiché in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che oggi la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del Governo”. Esecutivo che, ovviamente, non ha preso bene l’iniziativa della Regione, che di fatto potrebbe portare a una rottura imprevista e non voluta fra mano destra e mano sinistra, in una fase in cui gli italiani hanno fatto capire di non aver ben chiaro come si dovrà procedere.
La missiva
In serata, le Regioni di Centrodestra (compresa la Calabria) avevano scritto al Presidente della Repubblica Mattarella, spiegando che la “fase 2 è una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere a una ‘normalizzazione dell’emergenza’”. Poco dopo, la mossa calabrese che rischia di mischiare le carte in tavola a soli quattro giorni dalla deadline del 4 maggio.