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Fao e Unione Africana: insieme per garantire cibo ai Paesi poveri

E' fondamentale garantire il commercio attraverso le frontiere. Anche l'Unione Europea destina più di 20 miliardi al progetto

Con l’emergenza sanitaria del Coronavirus la Fao, l’Unione Africana e altre istituzioni internazionali hanno voluto chiarire come rimanga fermo l’obiettivo di garantire l’accesso alle risorse agroalimentari per i paesi più poveri.

La sicurezza alimentare

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), l’Unione africana (Ua) e partner internazionali hanno descritto il sistema agroalimentare come “un servizio essenziale che deve continuare a operare durante i periodi di lockdown, emergenza, coprifuoco e altre misure di contenimento”. In una dichiarazione congiunta si sono impegnati a sostenere l’accesso al cibo e alla nutrizione per le persone più vulnerabili in Africa. Come? Fornendo reti di sicurezza sociale, riducendo al minimo i divieti di circolazione e trasporto di personale essenziale, i limiti alla commercializzazione di beni e servizi e mantenendo aperte le frontiere del continente per il commercio agroalimentare.

L’adozione dell’accordo

Il documento è stato adottato nel corso di una riunione virtuale organizzata congiuntamente dall’AU e dalla Fao.  Hanno partecipato rappresentanti di tutti i 55 Stati membri dell’Unione Africana, tra cui 45 ministri. Il dibattito è stato moderato da Josefa Sacko, Commissario dell’Unione Africana per l’Economia rurale e l’Agricoltura. Nel suo discorso di apertura, il direttore generale QU Dongyu ha detto che per ridurre l’impatto della pandemia del Covid-19 sulla sicurezza alimentare in Africa sono necessari interventi rapidi e strategici. “Le chiusure dei confini limitano il commercio e la disponibilità di cibo in molti paesi, in particolare quelli che dipendono dalle importazioni di alimenti”, ha aggiunto. Ha espresso il suo sostegno a misure che non portino a interruzioni nelle filiere di approvvigionamento alimentare, sottolineando che queste devono “rimanere attive”. Angela Thoko Didiza, ministro dell’Agricoltura, della riforma agraria e dello sviluppo rurale del Sudafrica, si è unita a Qu aprendo il dibattito. Il ministro, il cui paese presiede l’AU, ha segnalato tentativi di indebolire il commercio interregionale. Entrambi hanno sottolineato il peso imposto dal lockdown in un continente in cui i mercati informali rappresentano un’ancora di salvezza per la maggior parte dei consumatori.

I problemi del commercio agroalimentare

Maximo Torero, Capo Economista della Fao, ha indicato le crescenti tensioni logistiche nei mercati alimentari – che secondo Qu dovrebbero essere mitigate “accorciando la filiera”. Produrre di più, meglio e, se possibile, a livello locale. I ministri sono intervenuti a turno per delineare le sfide poste dalla pandemia in una regione del mondo in cui un quinto della popolazione è sottonutrita. L’amministratore Delegato del Nuovo Partenariato per lo Sviluppo Africano (Nepad), Ibrahim Mayaki, ha segnalato i rischi per la stabilità sociale in caso di esaurimento di cibo e denaro tra gli abitanti delle città africane. Molti rappresentanti governativi hanno descritto i loro intensi sforzi per sostenere i sussidi sociali, spesso a costi elevati per i bilanci nazionali.

L’Europa a sostegno dell’Africa

Facendo eco a questi timori, il Commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha illustrato il pacchetto di sostegno dell’Ue per l’Africa, che dovrebbe superare i 20 miliardi di dollari. Anche Simeon Ehui della Banca Mondiale ha illustrato le iniziative di sostegno, compresa la possibilità di riorientare i fondi non impegnati, pari a 3,2 miliardi di dollari. Per conto della Banca africana di sviluppo, Martin Fregene, ha concluso illustrando un programma di risposta al Covid-19 che include assistenza tecnica e finanziaria mirata.

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