āIn Europa le regole sono vecchie, cāĆØ bisogno dellāunanimitĆ , prendere decisioni ĆØ quasi impossibileā. Lāaffresco a tinte fosche del Vecchio Continente ĆØ del professor Romano Prodi, ex premier, ospite dellāUniversitĆ telematica Pegaso in occasione dellāinaugurazione della scuola di specializzazione in “Rigenerazione urbana e ambientale”.
Intervistato da Interris.it, il fondatore dellāUlivo ha provato a tracciare una strada per uscire dal pantano attuale: āBisognerebbe rifare le regole del gioco ā ha detto -. Cambiare i trattati ĆØ difficile, ma bisogna riflettere su come almeno usare in modo dinamico quelli esistentiā. Un velo di perplessitĆ che fa riflettere, ancor piĆ¹ se pensiamo a quanto Prodi si sia speso per lāUnione ā a cominciare dallāintroduzione dellāEuro ā fino ad essere per cinque anni presidente della Commissione Europea, protagonista di alcune delle scelte storiche dellāUe come lāallargamento a 25 Paesi insieme a unāefficace e intensa politica di vicinato.
āLa confusione ĆØ globale e pericolosa ā ha poi chiarito il Professore nella sua lectio magistralis alla Pegaso -. Basta citare quello che sta succedendo in Ucraina, in Libia, in Medioriente: una catena di problemi. In queste grandi trasformazioni l’Europa ĆØ piĆ¹ passiva che attiva. Il punto di partenza dovrebbe essere che il Vecchio ContinenteĀ ĆØ tuttora una grande economia, numero uno della produzione del Pil, nella produzione industriale, nelle esportazioni; eppure di fronte ai questi grandi mutamenti politici lāEuropa non fa sentire la sua voceā.
Prodi ha puntato i riflettori sul fatto che nel passato sono state realizzate cose straordinarie, come la costruzione di un welfare che resta l’unica grande conquista del secolo scorso. Un richiamo anche allāabbattimento della cortina di ferro, che ha permesso a 75 milioni di cittadini di entrare in unāunione democratica. Il problema secondo lāex premier ĆØ che tutti questi obiettivi raggiunti non emozionano piĆ¹, non sono piĆ¹ sentiti importanti. La pace viene ritenuta ormai come un fatto garantito; sono giĆ tre generazioni che cāĆØ. āMa questa condizione l’ha garantita l’Europaā, ha detto.
Inevitabile parlare anche di euroscetticismo; appena pochi giorni fa Grillo a Bruxelles ha lanciato un referendum per abolire lāEuro paragonandolo come nemico allāIsisā¦ āAnche i piĆ¹ grandi disegni storici hanno bisogno di un futuro. E quello dell’Europa ā ha detto Prodi – ĆØ complicato, perchĆ© mentre i nostri padri fondatori avevano dei progetti, invece oggi questo disegno del futuro non c’ĆØ. Anzi, cāĆØ lo scetticismo. La critica: ĆØ stato fatto l’euro ma non sono stati fatti i pilastri, come una politica economica comune. Ma quando ĆØ stato creatoĀ lāEuro, era in programma di fare anche queste cose; poi perĆ² sono arrivati gli anni della paura e la crisi, il risorgere del nazionalismo, i mutamenti dei rapporti di forza che in teoria non dovrebbero avere alcuna importanza ma che in sostanza frastornano i politici europei.
Fatta lāanalisi, bisogna pensare ai rimedi, ma in questa situazione di crisi globaleĀ se non si prendono decisioni economiche non arrivano nemmeno quelle politiche. Se non si cresce ā ha detto – ĆØ impossibile ‘mettere’, non si riesce a fare nulla. Per ora sono stati delineati rimedi parziali. Avrete sentito parlare di 300 milioni di euro in tre anni del piano Junker; benissimo, perĆ² quando ĆØ iniziata la crisi Obama ha messo 800 miliardi di dollari in un colpo soloā. Una questione di soldi, alla fineā¦ āSenza questa ripresa il malcontento non puĆ² che crescere. Se l’Europa non darĆ il segno che puĆ² risolvere ed affrontare i problemi, sarĆ difficile farlo riarmare dalle nuove generazioniā.
Ma non c’ĆØ solo l’economia. “Dare un’anima all’Europa” ĆØ il segno di risveglio chiesto anche dal cardinale Pietro Parolin ai cristiani. Ed ĆØ il messaggio di cui si farĆ interprete papa Francesco nella sua visita a Strasburgo di martedƬ prossimo, 25 novembre, in cui il Pontefice parlerĆ al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa. UnĀ appuntamentoĀ che arriva 26 anni dopo quello di Giovanni Paolo II. Secondo Parolin “l’Europa molte volte ĆØ percepita dalla gente come una realtĆ molto lontana, distante, troppo burocratica che non si interessa degli effettivi problemi che vivono i cittadini. Ā Soprattutto il tema della “solidarietĆ ”, sottolinea il segretario di Stato Vaticano, “non ĆØ soltanto uno dei valori dell’Europa unita, ma l’obiettivo stesso dell’esistenza dell’Europa, e certamente una delle sue dimensioni fondamentali”. Oggi purtroppo il grande problema globaleĀ ĆØ la disoccupazione, per cui aumenta l’esclusione sociale. Invece una solidarietĆ e unāattenzione particolare a questo temaĀ potrĆ essere un cammino sicuro per ridare vigore al progetto dell’Europa.
Ottimista o pessimista?Ā Abbiamo chiesto alla fine dellāintervista a Prodi. Il Professore proprio non ce la fa a sbilanciarsi: āCosƬ cosƬā, e va via.