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Emergenza assunzioni: la quota di lavoratori introvabili sale al 47,9%

Lo rileva un rapporto di Confartigianato sulla carenza di personale, un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali fino alle attività digitali e hi tech

Confartigianato lancia un “sos assunzioni” con un rapporto da cui emerge che “per le imprese italiane è sempre più difficile trovare manodopera, Nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% di luglio 2023”.

L’entità del fenomeno

E’ “allarme” per “un fenomeno diffuso in tutta Italia e in tutti i settori, da quelli tradizionali alle attività digitali e hi tech”, una “emergenza in crescita ovunque: nell’ultimo anno la quota di lavoratori difficili da trovare è salita di 9,1 punti nel Mezzogiorno, 6,9 punti nel Centro, 7,4 punti nel Nord Ovest, 6,5 punti nel Nord Est“.

I dati

Il maggior numero di “lavoratori introvabili”, per le imprese che cercano manodopera da assumere, è in Trentino-Alto Adige “con il 61,6% del personale di difficile reperimento”. E’ nel Lazio la percentuale più bassa: il 40,8%. La scarsità di manodopera è una emergenza – secondo un rapporto presentato da Confartigianato – “in crescita ovunque”, con i maggiori aumenti (a luglio, rispetto al luglio del 2022) in Abruzzo (+11,5%), in Calabria (+10,9%), in Liguria (+10,8%), in Puglia (+10,5%. Questa la ‘classifica’ stilata dalla confederazione di artigiani e piccole imprese (una elaborazione dell’ufficio studi Confartigianato su dati Unioncamere-Anpal) che indica la “quota lavoratori di difficile reperimento” in percentuale rispetto alle previsioni di assunzioni delle imprese ed indica quanto, in punti percentuali, questo dato sia peggiorato nella variazione rispetto ad un anno prima luglio 2023 luglio 2022 variazione Trentino Alto Adige 61,6 51,3 +10,3 Valle D’Aosta 57,1 50,7 + 6,4 Umbria 54,6 47,4 + 7,2 Friuli Venezia Giulia 53,3 46,5 + 6,8 Emilia-Romagna 52,7 46,2 + 6,5 Piemonte 52,0 44,1 + 7,9 Veneto 51,4 46,5 + 4,9 Marche 49,7 40,7 + 9,0 Liguria 49,6 38,8 +10,8 Toscana 49,5 42,0 + 7,5 Abruzzo 49,1 37,6 +11,5 Lombardia 47,6 40,8 + 6,8 Calabria 46,5 35,6 +10,9 Sardegna 46,0 37,6 + 8,4 Basilicata 45,6 37,9 + 7,7 Molise 45,5 38,6 + 6,9 Sicilia 43,0 34,7 + 8,3 Puglia 42,2 31,7 +10,5 Campania 41,9 33,7 + 8,2 Lazio 40,8 35,5 + 5,3 Nord Ovest 48,9 41,5 + 7,4 Nord Est 53,7 47,2 + 6,5 Centro 45,9 39,0 + 6,9 Sud e Isole 43,8 34,7 + 9,1 Italia 47,9 40,3 + 7,6. La scarsità di manodopera “è un’emergenza in crescita ovunque: nell’ultimo anno, infatti, la quota di lavoratori difficili da trovare è salita di 9,1 punti nel Mezzogiorno, di 6,9 punti nel Centro, di 7,4 punti nel Nord Ovest e di 6,5 punti nel Nord Est.

Gli aumenti

In particolare, i maggiori aumenti si registrano in Abruzzo (+11,5%), in Calabria (+10,9%), in Liguria (+10,8%), in Puglia (+10,5%) e Trentino-Alto Adige, la regione più esposta al fenomeno, con +10,3%“. Dal rapporto di Confartigianato emerge inoltre che, tra le cause di difficile reperimento di manodopera, “per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla mancanza di candidati ed il 10,8% all’inadeguata preparazione dei candidati. Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Inoltre, all’aumento delle retribuzioni, affiancano l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro”.

Granelli (Confartigianato): “Futuro del Made in Italy a rischio”

“La carenza di manodopera – rileva il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è diventata una dei maggiori problemi per le nostre imprese. Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione”. Il presidente della confederazione di artigiani e piccole imprese, presentando un rapporto da cui emerge che la difficoltà delle imprese ad assumere peggiora in tutt’Italia e in tutti i settori, avverte: “Di questo passo, ci giochiamo il futuro del made in Italy. Ecco perché – dice – il dibattito su salario minimo e lavoro povero deve allargarsi ad affrontare con urgenza il vero problema del Paese: la creazione di lavoro di qualità“. Per il leader di Confartigianato “serve un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici, investa sulle competenze a cominciare da quelle digitali e punti sull’alternanza scuola lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante. Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite, per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro”.

Fonte Ansa

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