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Elezioni Usa, la Georgia annuncia il riconteggio a mano

Il governatore Brad Raffensperger conferma: "Finiremo entro il 20 novembre. Questo aiuterà a costruire la fiducia". Intanto 45 Stati escludono irregolarità nello spoglio

Poco meno di dieci giorni per la nuova conta dei voti. Lo Stato della Georgia ha annunciato, tramite il segretario di Stato Brad Raffensperger, che procederà entro il 20 novembre a un nuovo riconteggio delle schede elettorali, completo e a mano. Una procedura necessaria secondo il governatore, visto il margine ristrettissimo e il bisogno di fare un lavoro preciso. Il quale, probabilmente, fugherà i dubbi residui circa l’effettiva imposizione di Joe Biden alla tornata elettorale di qualche giorno fa. Anzi, secondo Raffensperger, “questo aiuterà a costruire la fiducia“. Nell’esito del voto naturalmente, ma anche in un sistema elettorale che, nelle ultime settimane, aveva fatto piuttosto discutere, specie in merito ai voti via posta.

La sfida in Georgia

Una nuova conta che permetterà di determinare chi, effettivamente, abbia portato a casa i grandi elettori dello Stato di Atlanta. Stando alla storia recente, la Georgia è stata una roccaforte repubblicana, tanto che Joe Biden sarebbe il primo candidato dem, negli ultimi trent’anni, a imporsi qui. Stando ai risultati pervenuti, la forchetta fra Biden e Trump sarebbe piuttosto ristretta (14 mila voti), ma comunque sufficiente a consegnare all’ex vice-Obama la vittoria. Qualche dubbio però era rimasto. La Cnn, ad esempio, non aveva previsto un vincitore, consegnando comunque la vittoria a Biden in termini di voti ottenuti. Un risultato che il presidente in carica non solo non ha riconosciuto, ma che ha impugnato chiedendo l’avvio di un’indagine per frode elettorale.

L’indagine

A proposito dell’indagine, il ministro della Giustizia americano, William Barr, aveva autorizzato i procuratori federali del Dipartimento a procedere con l’inchiesta sulle presunte frodi elettorali. Tuttavia, come riferito dal New York Times, addirittura 45 Stati hanno escluso l’esistenza di prove che facciano pensare all’esistenza di frodi o irregolarità. Il che, di fatto, vanificherebbe il lavoro degli inquirenti, senza comunque scoraggiare la lena del presidente in carica nel cercare di dimostrare le paventate irregolarità. Non solo. Trump si scaglia via Twitter contro i “falsi sondaggisti”, accusandoli di aver provocato “una potenziale illegittima ‘Suppression Poll’ appena prima delle elezioni, dandomi 17 punti in calo in Wisconsin quando in realtà nell’Election Day la competizione era alla pari – e ora ci prepariamo a vincere nello Stato”. Altro capitolo di quella che, fra botte e risposte, rischia di trasformarsi in querelle, più che in una battaglia.

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